Così sono partita per un lungo viaggio, lontana dalle recensioni e le bestemmie che ho commesso. Ho acceso su Rai 1 per non doverti rivedere, e più mi allontanavo e più sentivo di star bene. E ventilava molto, però io camminavo. Sentivo il fuoco dentro per il freddo e ti pensavo Sognando ad occhi aperti dall'alto di un muretto, credevo di vedere nello schermo il tuo riflesso. E quanto avrei voluto in quell'istante che ci fossi... Trascorsi giorni interi senza dire una parola, credevo che fossi davvero lontana. Sapessimo prima di quando guardiamo che il senso di Ouat è angst a tutto spiano. Perché ti voglio bene veramente e non esiste scena dove non mi torni in mente. T'avrei voluto regular veramente e non sentirmi dire che non posso farci niente. Non posso farlo ora,che sei così lontana.
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Bentrovati Oncers all'appuntamento settimanale con il destino. La legge magica ha voluto che fossi io, questa settimana, a scagliare la mia maledizione: Cisco, lo stregone che quest'anno ha deciso di diventare molto cattivo e di gettare anatemi che farebbero impallidire Lord Voldemort. Il commento che segue è fastidioso, insoddisfatto, rassegnato e antipatico. Però è sincero e senza peli su quella lingua triforcuta che è tratto distintivo e congenito della nostra congrega. Quindi, insomma, leggete per quello che è: una critica criticamente criticona, non certo pensata per farvi infuriare, ma per proporvi un certo punto di vista che, al massimo, vi strapperà qualche risata di biasimo per il sottoscritto. Pochi giorni fa lo show ha compiuto esattamente sei anni, e se penso al me stesso nel 2011, quando seriamente buona parte del mio cervello letteralmente era occupato dal chiodo fisso di Once Upon a Time – e dei suoi personaggi-, ora quasi mi verrebbe voglia di piangere per la disperazione e fare stragi di “innocenti” autori. Tuttavia durante la visione disperata di questa nuova creazione della settima stagione – che dell’opera di Borges condivide solo il titolo-, i miei pensieri non indugiavano tanto su ciò che stavo – ahimè- guardando, ma su ciò che – ancora più ahimè- avrei dovuto scrivere. È infatti difficile scrivere su qualcosa che, semplicemente, non c’è. O su qualcosa che, per quanto la si giri, sa di già visto. Non posso accettare di credere di stare guardando uno show completamente nuovo, così per farmelo –forse- piacere di più, quando innanzitutto il titolo “Once Upon a Time” è lì, imperioso e prepotente sullo schermo, e quando specialmente tutto quello che accade nella puntata non è che, ancora una volta, una bruttissima fotocopia di ciò che già venne raccontato sei anni fa. E, questa volta, il mio non è un capriccio da fan ormai deluso e amareggiato, perché neanche a farlo apposta – oppure sì, chissà- a denunciare questo brutto vizio che sembra quasi denotare e identificare la nuova stagione ci pensa la voce dell’innocenza. È proprio Enrichina a far notare al proprio amnesico ragazzo padre che l’idea di infrattarsi nelle viscere della terra per trovare un cimelio di famiglia in puro cristallo di Tarovskij allo scopo di dare credito alla teoria del Multiverso e della stronzaggine di una matrigna, era stata proprio sua, anni addietro. Va bene che questa volta non si trattava di una bara e che non era coinvolto uno psichiatra salterino, ma a parte questo le analogie sono molte, e oltretutto penose. Così come non mancano continui richiami e rimandi alla fu Sindachessa Waccona intenta a radere al suolo beni pubblici e la fantasia di una ragazzina, e ad un manipolo di ignari e improbabili “eroi” che complottano per abolirne la tirannia. Persino nel flashback, da annoverare nella classifica dei meno incisivi di sempre, buono solo a introdurre personaggi nuovi e a ripescare vecchie glorie del passato in modo assai distratto e forzato, in un contesto già ampiamente snocciolato tra le prime tre stagioni. Perlomeno, a parte assistere ad una rivistazione in chiave fiabesca di Spartacus, si scopre il motivo celato dietro alla faida tra matrigna e figliastra. Come non poteva c’entrare la morte di una persona cara alla matrigna, irremovibile nella convinzione che la colpa del decesso – nonché della fame e delle malattie nel mondo- sia interamente imputabile alla figliastra? Insomma, se tanto bisogna rivivere e riproporre la nostagia dei tempi andati, tanto vale farlo fino in fondo. Arrivando anche a riscrivere completamente le leggi della magia sulla questione “risurrezione”. Pertanto come villain niente di nuovo sotto al sole, anche se sicuramente in linea con tutti i suoi degni compari di merende che abbiamo incontrato nel corso degli anni. In primis, come già affermato, con la villain originale con la quale sempre di più condivide il per nulla sobrio guardaroba griffato e ingrifato. Di questo passo, chissà se e quando si metterà ad offrire mele avvelenate e/o a piangere lacrimoni di coccodrillo. Se per la premiere mi ero, di proposito, astenuto dal prendere troppo in considerazione l’esotica principessa sguattera, a questo punto sarebbe ingiusto non farlo. Intanto sarebbe doveroso farle i complimenti, dal momento che pur essendo stata dotata di un esile corpicino e di abiti strabordanti di trine, pizzi e balze riesce a destreggiarsi da abile centaura a cavallo di un trabiccolo che peserà sì e no qualche tonnellata, senza incontrare per un attimo le difficoltà legate ai delicati equilibri che regolano il matrimonio tra frizione, pedale del cambio, acceleratore e freno. A parte questo, piuttosto divertente anche se assurdo, non riesco ad empatizzare con il personaggio, di cui oltretutto non riesco a riscontrare quelle differenze che, secondo la logica del contrappasso imposta dalla Maledizione oscura – se di quella ancora si tratta, ma perché no? Sarebbe la quinta propinataci, in fondo, quindi perché cambiare?- dovrebbero esistere tra la versione fiabesca e quella cittadina. Giacintola rimane sostanzialmente la medesima versione di se stessa, del tipo cioè che viene chiaramente fregato dalla matrigna, che ha un’autostima tre metri sottoterra e che necessita sempre dell’aiuto altrui – della suocera, e non andiamo oltre- per sottrarsi alla tentazione ed allo sconforto, e per diventare per un breve momento l’eroina popolare agli occhi adoranti della figlia e a quelli allupati dell’ignaro marito. Un altro problema che mi impedisce di avvicinarmi al personaggio, tuttavia, è di diversa natura, e di complicata spiegazione. Complicata perché il rischio di inimicarmi ancora di più il popolo dei lettori- se ci sono- è alto. In questo show, pur con tutti i suoi alti e bassi, un elemento è sempre stato, almeno per me, molto alto: le doti recitative degli attori. Anche quei personaggi che mai mi sono stati simpatici, e che anzi non sopport-av-o, sono sempre risultati credibili grazie alle performance dei rispettici interpreti. E sono certo, senza modestia, che sia questo il giusto approccio, ovvero apprezzare il lavoro e la professionalità di questi artisti a prescindere dalle simpatie/antipatie che si hanno per il loro alter-ego fittizio, o addirittura per loro medesimi. Quindi mi spiace dover ammettere di non apprezzare la recitazione di Dania Ramirez, e di trovarla davvero troppo artificiosa e poco naturale, nonché spesso anche un po’ anonima. Di nuovo, non ho trovato nulla di interessante riguardo ai tre sopravvissuti alla mietitura, specialmente, come già detto prima, la loro presenza forzata nel flashback – avranno scoperto che ora ci si può facilmente abbonare a viaggi interdimensionali?-, in primis quella di Capitan Findus. Nel presente, invece, la Signora del Bar Disperazione funge più che altro come supporto morale ed alcolico, mentre tra lo Sherlock Colluso e il Watson Monco sembra voler rinascere per la ennesima, snervante volta la scintilla dell’atavica scaramuccia. Visto che dell’ultima scena se ne è parlato tanto, e teorizzato ancora di più, cercherò di non essere da meno. Per quanto mi riguarda, ho solo visto una scena buttata a caso giusto per dare un po’ di mistero alla puntata e probabilmente, all’intero arco narrativo, proponendo un nuovo personaggio inquietante – per l’hair style, più che altro- che dovrebbe forse essere la “genialata” della stagione, il tutto condito da dialoghi confusi ad hoc per dire tutto e non dire nulla, per riportare a galla quelle atmosfere da prima stagione che sicuramente faranno cadere in deliquio i nostalgici, confermando perciò il successo che Adamo ed Edoardo cercano maniacalmente di poter assaporare di nuovo. La tortura è finita, andate in pace. A tra due settimane. SKADUSSSSSSSHHHHHHH
Bentrovati Oncers del mio cuore di monella vagabonda! Mi appropinquo a questa streghensione basita; così positivamente esterreffatta per la meraviglia, la sorpresa e similari da non riuscire nemmeno a descrivervi come il mio pendolo umorale sia magicamente oscillato dal testamento biologico dell’Inno di Mameli (Siam pronti alla morte...) a Miracle degli Shinedown (Say it once,tell me twice,are you certain I'm alright?) in Un,due,tre...Fiorella! Are you ready? Bentrovati Oncers dei nostri cuori rattrappiti dal colpo della Strega! Temevate/credevate (o,forse,vi illudevate?) che avessimo appeso scopa e forcone al chiodo arrugginito dalle polemiche per l’inatteso rinnovo di Ouat, sul quale neppure la Snai sotto casa avrebbe mai scommesso un penny,nevvero? Invece,eccoci qui: l’armata Bracastregone inaugura una nuova stagione di streghensioni, alternate come il Rhythm and blues. Anche quest’anno,infatti, sul “trono delle maliarde” ci siederemo a turno (premiere esclusa), così da scongiurare il pericolo che, dall’emozione di rileggerci,vi prenda una sincope come al Jamie Fraser di Outlander e finiate lunghi sul pc. Alla faccia dei bisbetici tronisti della HBO che hanno impiegato sette anni per riunirsi (la scampagnata tibetana di Brad Pitt ammosciava di più,ma durava di meno) pur di contendersi di persona una sedia,mentre il cugino di settimo grado di Tremo dal lato paterno,all’ anagrafe Re della Notte, inceneriva il vallo di Adriano con una sola fiammata del drago bianco occhi blu. Ma questa è un’altra poracciata,quindi passiamo ai fatti nostri perché come dice il detto: “nani e buoni,dei reami tuoi”. CHI BEN COMINCIA... E CHI NO. Cisco Decido di inaugurare questo nuovo, poco entusiastico e svaccatissimo commento con una candida confessione: fin dall’annuncio dell’inverencondio taglio del cast, avvenuto anzitempo rispetto al finale della scorsa stagione, passavo dalla rabbia all’amarezza in tempo record finchè, cagionato dalla pesantissima sessione estiva, è subentrato un assoluto disinteresse e oblio per questa nuova, e per quanto mi riguarda, non richiesta stagione. Tanto che ho dovuto strenuamente lottare contro queste sensazioni quando, non più tardi di pochi giorni fa, ho raccolto il coraggio e mi sono messo davanti allo schermo del computer per sorbirmi la nuova trovata dei perfidi autori – mi rifiuto di chiamarli ancora “geni”- di Once Upon a Time. E in parte ero abbastanza contento e rassegnato: avrei guardato e in seguito commentato –mi sono detto- con assoluta indifferenza, e perciò con grande distacco emotivo, privo sicuramete di quella passione che nel bene e nel male questo show mi aveva sempre regalato, ma anche del fardello di affilare la lingua per difendere fervidamente ciò – e chi- non mi aveva permesso in sei anni di fare i bagagli e dire addio. Appena iniziata la puntata ero talmente zen da non vedere l’ora di chiedermi tutto tronfio “ma che cosa sto guardando? Questo è Once Upon a Time?”. Mi sarei risposto di no, che avrei visto qualcosa di talmente snaturato e diverso da essere immune alla rabbia – anche se, magari, non alla noia-. La risposta quindi sembrava scontata e banale. E invece mi sono dovuto ricredere. Sì. Questa è proprio Once Upon a Time. Purtroppo. Con orrore mi sono ritrovato a guardare una copia sputata e assolutamente patetica di quello che fu, nel lontano ottobre 2011, l’inizio perfetto di uno show sensazionale. Le similitudini sono talmente tante – troppe- da rendere ancor più imperdonabile, almeno per quanto mi riguarda, questa nuova stagione. Forse me lo dovevo aspettare da autori che non hanno fatto altro che propinare in svariate occasioni la stessa tiritera, una su tutte la maledizione dello sfratto interdimensionale con tanto di lavaggio cerebrale. Ma di certo l’ultima cosa che mi sarei aspettato sarebbe stata una tremenda fotocopia come questa, un’assoluta mancanza di coraggio creativo e/o narrativo che ha lasciato invece il posto a un copia-e-incolla spietato, asservito – e sai che sorpresa- al solito bieco fan service. Tanto che è persino inutile riepilogare la puntata: basta vedersi il pilot e qualche altro episodio della prima stagione per avere un’idea più o meno sintetica di quello che è stata questa premiere. Cominciando da Henry- finalmente svezzato- che si trasforma nell’esatta copia della fu madre dai capelli biondi. Mancavano solo il seno e la giacca di pelle rossa. Invece si è pensato di riciclare un abito smesso di un nonno a caso, direttamente dalla 3x10- ri-vedere per credere-, e di metterglielo addosso con tanto di scollatura tamarra sul davanti, forse pensando che nessuno se ne sarebbe accorto, o che al limite qualche fan nostalgico avrebbe scucito un sorriso. No grazie, mi vien da dire. Già lo dissi una volta: riciclare fa bene al pianeta, non a Once Upon a Time. Un simile tipo di “emulazione” viene poi applicato alla nuova principessa fuorilegge della storia, guarda caso una ragazza – peraltro ancora piuttosto anomina come personaggio- orfana e sul piede di guerra con la matrigna, e che nel primo incontro-scontro con il suo true love tira allo sfortunato e sbavante giovincello un cartone in pieno volto. Insomma, la prima storia d’amore dello show è nuovamente vittima di plagio al fine di creare la nuova coppia di punta. Così come assolutamente scopiazzata è stata la prima, vera e storica villain. La nuova virago viene fuori come un confuso miscuglio tra la sindaca Mills – con tanto di tailleur provocanti, tacchi vertiginosi e spocchia di contorno-, Tremonio lo sterminataore di fate madrine e, pur non vestendo Prada, Miranda Priestley che già prima di arrivare in ufficio riesce a mandare ai pazzi gli sfortunati dipendenti. Peccato che questa nuova milfona –questo lo ammetto - non possa nemmeno lucdare i tacchi né alla Mills né alla Priestley, e che sappia di già visto e rivisto. L’unico nuovo personaggio che probabilmente è riuscito lievemente a convincermi è l’ultima arrivata della famiglia disfunzionale, pur essendo in tutto e per tutto, anche lei, l’esatta copia del padre anni prima – una ventina? difficile come sempre capirci qualcosa dei tempi e dell’invecchiamento cellulare in questo show- nel momento in cui inizia a scartavetrarla a tutti con i suoi vaneggiamenti sulle maledizioni e la matrigna cattiva che, oltre a rovinare la vita a mezzo mondo, ne vuole l’affidamento esclusivo. Altro che déjà vu. Almeno questa nanerottola riesce a farmi simpatia tanto da non farmi schierare dalla parte di coloro che sempre e comunque decidono che se in televisione appare un bambino, questo è automaticamente antipatico. E infine, ahimè, si arriva agli unici che, a prescindere dalla logica dei contratti, sono stati risparmiati dalla potatura del cast originale, perchè guai a disfarsi pure di loro. Forse nella pianificazione della nuova stagione si è volutamente optato di mantenere alcuni personaggi che rendessero riconoscibile – e secondo loro, ancora guardabile- lo show, salvo comunque, come detto prima, fare l’esatto calco della prima stagione in termini di dinamiche e circostanze. Erano quindi indispensabili le nuove versioni di Tremonio, della Regina delle Lacrime e di Capitan Findus? Non a me. Specie perché, almeno in questa premiere, non mi hanno trasmesso nulla, tantomeno la nostalgia. Mi hanno solo trasmesso l’idea di tre personaggi che, dopo sei stagioni, essendo diventati “stanchi” e senza più nulla da dire – il che andava benissimo così – sono stati resettati giusto per giustificarne la presenza in un contesto in cui sembrano stare stretti e scomodi. Perché dopo tutti questi anni l’immagine che si aveva di loro era ben delineata in relazione all’ambiente in cui si muovevano – Storybrooke, probabilmente saltata per aria- e alle persone con cui interagivano – o morte o peggio, e saprei già su chi puntare-. L’unico che forse, per adesso, sembra fedele all’originale è la versione dark-Montalbano di Tremo, che quantomeno si fa riconoscere per non essere un pavido agnellino. Se siete sopravissuti fino a qui nella lettura e non avete deciso di scomunicarmi immantinente dall’ecumene degli Oncers – di cui peraltro non mi sento più molto appartenere, quindi non mi offenderei- rassicuratevi: non mi esprimerò sulla trama. Intanto perchè questo è solo l’inizio e poi perchè, ad un tempo, non è successo nulla e non è successo più di quanto già visto nella prima stagione, e non solo. Unitamente alle inspiegabili tempistiche e ai personaggi che sembrano incapaci di invecchiare, questa trama è avvolta nel mistero. Un mistero che, per quanto mi riguarda, coincide con la sua stessa esistenza. Tuttavia, consumando immani dosi di caffè, ma fedele al mio dovere di fattucchiere, continuerò questa “avventura”, almeno fino al punto di rottura. Per il momento, tuttavia, la mia opinione sulla puntata, e sull’idea stessa della stagione, non può che essere una. SKADUSSSSSSSHHHHHHH BEAUTIFUL(?) TRAUMA Fabiola There are problems that want to be solved We are Oncers that need to be loved We were willing,we came when you called But then you fooled us, enough is enough What about us? What about all the times you said you had the answers? What about us? What about all the broken happy ever afters? What about us? What about all the plans that ended in disasters? What about love? What about trust? What about us? Se non esiste una frase perfetta per cominciare questa recensione, eccetto le strofe prese in prestito da Pink e rieditate, è soprattutto perché non esiste una definizione calzante per Hyperion Heights, il da me medesima ribattezzato “spinobot” ufficiale di Once upon a time; dove spinobot non si riferisce all’autobot sfigato non accreditato nel recente Transformers 5, ma alla singolare circostanza che questa settima stagione sia un ibrido telefilmico tra uno spi-off e un reboot. Come Balto, certo solo di quello che non era, Le Avventure di Henry e Cindy nella terra dei reset non è né l’uno né l’altro, poiché uno,nessuno,centomila imbrogli assieme, coi suoi qualcosa di nuovo (i protagonisti), qualcosa di vecchio (il monco,la barman e Tremonio), qualcosa di prestato (l’eredità della S1, ratings esclusi), qualcosa di rubato (al Diavolo veste Prada feat. Ricatto d’amore), qualcosa di blu (i giacinti). In verità, vi scrivo: elaborare le luttuose “novità” ha richiesto fino all’ultima stilla dello hiatus, una corazzata di buona volontà contro l’istinto di sopravvivenza e i pronostici scoraggianti, nonché la propensione all’accanimento terapeutico; ma non riuscirci avrebbe rappresentato una contraddizione in termini,perché la mia libreria non strariprerebbe di libri se mi fossi rifiutata di comprarne di nuovi per via della trama non del tutto convincente oppure avessi cestinato quelli già letti poiché mi avevano delusa. Bisogna prendere il tempo come viene, gli uomini per cosa sono, le cose per ciò che valgono, e Ouat non fa eccezione. Dopotutto quando il gioco si fa duro,quei grulli dei duri cominciamo a giocare,mentre le Streghe tirano fuori la mazza-cioè la biro-pesante. Nell’incipit di questo primaticcio revival, Enrichetto, come sua madre prima di lui,parte alla ricerca della sua storia,cioè di un dramma cucitogli su misura (ma solo Manzoni prendeva sul serio l’onniscenza esterna del mestiere d’Autore,consistente nello spiattellare gli affari degli altri, facendosi gli affari suoi?) con solo uno zaino in spalla, mentre il normo-Erasmus si rassegna ai supplementi usuranti di Ryanair per i bagagli in eccedenza pur di portarsi da casa lo “stretto indispensabile”. E qui,spalanchiamo una parentesi(la prima in ordine di apparizione). Se la premessa dei Viaggi di Gulliver 2.0uat è la scoperta dell’esistenza di ulteriori versioni pezzotte dei nostri fiabeschi idioti,perché non hanno invitato Fantaghirò ad unirsi alla grande ammucchiata? Se trash chiama trash,perlomeno quello nostrano ha generato un semprverde Tarabas! Dopo diversi anni passati ad inquinare la FTL con la sua sfiata-fumo, che probabilmente andrà a caffé anziché benzina,sennò non si spiega come abbia macinato i chilometri serviti a trasformarlo in un manzo senza una Agip nei dintorni, Renegade investe la Cenerella latina che prima vola come una colombina veneta e,poi,si schianta contro un ecologico airbag di giacinti. Non potendosi scambiare le generalità dal momento che i sinistri stradali e le truffe assicurative non esistono nella FTL, il Vero Credulone offre uno strappo per andare al ballo alla sguattera ripulita che,scroccata pure una lezione di guida non retribuita, lo ringrazia con un sonoro k.o tecnico,perché le signore Charmings sono incapaci di dimostrare altrimenti il proprio affetto(o sfogare la tensione sessuale). Giunti alla festa danzante,mentre oramai pregustavamo il debutto di Enrichetto in un triangolo amoroso,ecco il colpo di scena: Cenicienta il Principe non lo vuole sposare,bensì accoppare con lo stiletto personalizzato di VC(=vero credulone,non la toilette)! Com’era prevedibile,tuttavia,il lavoretto lo porterà a termine la Matrigna che ci ha provato come la Brexit sia solo un fuoco di paglia,essendo i villain di questo show quasi tutti made in England. Apriamo la seconda parentesi. Avendo resettato la fiaba di Cenerentola e presentataci solo una delle due sorellastre (Drizella,la cui vocazione da centralinista risiede nel nome che ricorda il drin,drin del telefono) perché non insinuare che la Anastasia di questa versione fosse la Regina Rossa,così da riesumare dalle ceneri della cancellazione Ouat in Wonderland e risolvere l’ennesima questione irrisolta,lasciata in sospeso dall’infruttuosa partecipazione del Fante nella S4? Mandandola dallo stesso parrucchiere della Strega Cieca,la ex Alice sarebbe parsa altrettanto inquietante come la sua omonima,rimanendo il suo sodalizio con Tremo il principale-almeno per me-motivo di curiosità nei suoi riguardi. Zompiamo nel presente,dove ritroviamo Enrichetto scrittore di belle speranze,ma chauffer di poche sostanze,la cui opera prima “I diari della Motocicletta- fairy edition” si è rivelato un flop,alla stregua delle scorse stagioni di Ouat. Rintracciato dalla sua assai-più-scaltra-di-lui-alla-sua-età-figlia Lucy (non a caso è femmina ed è la bisnipote di Tremo) viene trascinato ad Hyperion Height,un rione di Seattle, soleggiata nonostante si tratti della micidiale giurisdizione di Grey’s Anatomy nella Shondaland, dove il sortilegio numero 987654321 ha sfrattato non sappiamo quanti e quali personaggi delle fiabe che credevamo di conoscere,bla,bla,bla,finché Victoria Belfrey non si è resa conto che per emulare Miranda Priestley e Margaret Tate era necessario tiranneggiare poveri stagisti nel nostro mondo. Una cattiva senza accessori ingombranti come la piccola tragica storiellaa comune ai villain dello show, che,tuttavia,ha rivelato già una falla –di logica- nel suo machiavellico piano: se,infatti, ha traslocato nello stato di Washington i fairytalians smemorati con l’intenzione di disperderli,chi dovrebbe farsela nella mutande dalla paura di averci a che fare? Seriamente,rischiava di restare da sola con Drin Drin Drizella,sulla quale per ora sospendo il giudizio,rammentandomi troppo una Reginella non ancora emancipatasi da Cora. Non mi dilungherò nel riassumervi il carosello di peripezie-e sfighe-del presente marchiato dal ladrocinio, perché se le sovrapponete con quelli del pilot combaciano quasi alla perfezione. E qui penzola l'ago della bilancia tra il "diamine,si,mi ci butto" e "manco morto/a ci ricasco". Questo spinobot è, in effetti, l'ideale revival che avremmo rivisto volentieri a distanza di anni, quando l'insoddisfazione per ciò che non era stato e la nostalgia per ciò che non era più avessero decantato a sufficienza da placarsi ed avere voglia di prenotare una vacanza nel Maine. Se siete Oncers vecchio stampo come la sottoscritta, il pesante-incancellabile- legato tramandato dalle scorse, imperfette stagioni è il maggiore sprono a proseguire la visione della serie, ma al contempo il ricordo che dovete rimuovere se intendete godervi questo seguito; se,invece, siete Oncerini di primo pelo,allora, il fardello della memoria magari non condizionerà il vostro giudizio, ciononostante per restare dovrete affidarvi esclusivamente alla prima impressione, sintetizzabile con le parole-riadattate- dell' indimenticabile ed indimenticata Anna Magnani: "Come definirlo -questo show? Caruccio. Si piange anche per quelli carucci, intendiamoci, ma sono lacrime di mezza lira". Aspettando di scoprire come Enrichetto abbia potuto ricaricare il cellulare nei boschi,vi do' appuntamento alla prossima! TIME TO SAY GOODBYE
LittleFrancy Once Upon a Time: Nuovi arrivi, ma anche tanti addii. Bentornati miei carissimi oncers, è tornato Once Upon a Time e ,con esso, siamo tornate pure noi Streghe. Mi fa piacere che,per il sesto anno consecutivo, siamo qui a tenerci compagnia. Quando, lo scorso anno, ci siamo lasciati, vi avevo detto che, probabilmente, ci saremmo salutati perchè il telefilm rischiava la chiusura. Non c'è stato quel pericolo, ma ci dobbiamo congedare ugualmente. Almeno con me. Mentre le mie sorelle e colleghe Streghe continueranno a dilettarvi con i loro commenti (spero che ,quest'anno, non berranno troppo acido di serpente) tutte le settimane, noi dobbiamo,purtroppo, salutarci. Questo, sarà un anno molto difficile per me, quindi ho dovuto prendere una scelta piuttosto difficile. Nonostante vi adori tutti, uno per uno, nessuno escluso, non posso più rimanere costantemente quindi, questo qui, sarà il mio ultimo commento (salvo qualche,possibile, apparizione da guest star, in perfetto stile Emilie De Ravin). Ma prima di passare alla parte strappalacrime, concentriamoci su questo nuovo pilota...ehm, premiere di Once Upon a Time. Ne avevamo già parlato lo scorso anno, ovvero che buona parte del cast stava per migrare verso nuovi orizzonti, quindi non sarebbe stato presente, fatta eccezione per Lana Parilla, Colin O'Donoghue e Robert Carlyle. Questa premiere è stata come la prima puntata di un'edizione del Grande Fratello, in cui sappiamo già che vedremo delle trashate assurde, ma che ci annoieremo pure. Nonostante l'assenza della Marcuzzi o della Blasi, il modus operandi è stato uguale: Brevissima introduzione dei nuovi personaggi. Molti hanno paragonato questo episodio al pilot e ,sì, in effetti, richiama molto l'inizio ma, sotto molti certi aspetti, mai affermazione fu più falsa. Il pilota (vero) ha introdotto egreggiamente la storia e i personaggi che, ai tempi, erano molto meno rispetto a quelli che sono stati presentati qui. Già dal primo episodio, gli sceneggiatori avevano messo in chiaro, come un manifesto politico, i punti che avrebbero toccato nel corso della serie: Bianca Neve e consorte che si sposano e hanno una figlia, Emma, che è l'unica che potrà salvare il regno delle fiabe dalla terribile maledizione della regina cattiva, che ha rinchiuso tutti in una cittadina del Maine, Storybrooke, in cui hanno scordato chi sono veramente. Ma la premiere del reboot, invece, non ha fatto altrettanto. L'episodio è stato, più che altro, un susseguirsi di presentazioni dei nuovi (e vecchi) personaggi, in perfetto stile reality, senza dare molte spiegazioni. Okay, è anche vero che, per grandi linee, hanno ripreso le stesse tematiche della prima stagione e che i pezzi del puzzle verranno incastrati nel corso della stagione, ma è anche vero che non si può fare un episodio senza un collante logico. La puntata si apre con la piccola Lucy che va da Henry e dice di essere la figlia, poi un flashback del passato sull'incontro (random) tra Cenerentola 2.0 e la versione più matura di Henry. L'unica vera spiegazione, la otteniamo all'apertura, quando il giovane Henry dice di voler viaggiare tra i reami dei vari mondi di magia per scoprire il suo vero sé. Da qui in poi, personaggi che si incontrano senza una vera spiegazione logica, vecchi personaggi con nuove personalità che, dal nulla, guardano immagini di un libro di fiabe... Insomma, una serie di scene collegate tra loro con lo scopo di farci conoscere i personaggi fin dal primo episodio. Il risultato? Non siamo riusciti ad apprezzare Lady Tremaine come abbiamo fatto,sin dal primo momento, con Regina. Non abbiamo provato simpatia per Jacinda/Cenerentola come lo abbiamo fatto con Neve. In una cosa sono riusciti abbondantemente: Hanno reso Lucy persino più antipatica e petulante del “piccolo” Henry. A parte spiegazioni temporali inestistenti, dei nuovi personaggi mi hanno incuriosito Genoveffa e Alice. Proprio quest'ultima potrebbe rivelarsi una fonte di sorprese. Mi è piaciuta, già dallo scorso luglio, l'idea di inventarsi mondi molteplici di fiabe con versioni differenti dei diversi personaggi e delle storie fiabesche. Questo,infatti, serve a giustificare il “nuovo” Jafar, presentato lo scorso anno, così come a dare una giusta chiusura a Wonderland. Non apprezzo molto Jacinda/Cenerentola, ma mi piace il fatto che sia più cazzuta della versione precedente, così come mi piace che sia latina. Non mi va,invece, impazzire l'idea di un quartiere fiabesco, piuttosto di una cittadina. Per grandi linee, l'episodio non è stato brutto ma ,per essere una premiere, non ha avuto nessun momento saliente ed è servito solo come apripista ad una stagione che, spero, possa divertirci e farci emozionare con in passato. Credo fortemente in questo telefilm e ,nonostante tutto, sono convinto che il reboot fosse necessario per dare una ventata di aria fresca alla serie e ,sopratutto, per permetterle di continuare ad andare avanti a lungo (ascolti permettendo) in onda. Il mio voto è un timido 7 di di incoraggiamnto, nella speranza che quest'anno ci possano regalare episodi epici come è accaduto nelle prime stagioni. Miei cari Oncers, è giunto il momento dei saluti. Chiudo questa recensione dicendovi che ho amato tantissimo scrivere il mio personalissimo parere sui vari episodi di OUAT. Alle volte, sono stato troppo duro, altre troppo buono ma, in ogni caso, tutto quello che ho scritto era sentito e ,soprattutto, perchè ho sempre sperato la serie potesse raggiungere livelli sempre più alti. Oggi faccio la Jennifer Morrison della situazione, proprio come lei, ho pensato di unirmi alla prima recensione per chiudere in bellezza questa esperienza e salutarvi come si deve. Grazie di avermi letto, commentato e ,più di tutto, di non avermi odiato. Vi porterò sempre nel mio cuore, uno per uno. Prima di congedarmi, vorrei dirvi che stiamo vivendo tempi molto duri, tempi dove i valori e i sogni stanno scomparendo, sempre più velocemente, e stiamo vivendo dentro ad un mondo vuoto, mateliasta,freddo e senza sentimenti; Un mondo dove un genitore ammazza il figlio o viceversa; Un mondo dove persone che ci dovrebbero rappresentare, non fanno altro che giocare a “chi fa la pipì più lontano”; Un mondo dove la guerra tra popoli è ancora possibile. Ho letto molte persone che hanno criticato la serie senza nemmeno vederla e dire cattiverei davvero assurde. Posso capire la frustrazione di non vedere i personaggi storici della serie, ma quello che più dovrebbe essere apprezzato di questo telefilm è che cerca di trascinarci, anche se per una sola ora a settimana, in un mondo totalmente diverso, dove i sentimenti sono sacri e l'amore vince su tutto. Dovremmo seguirla principalmente per questo motivo e ,poi, anche per i personaggi. Sono pronto a scommettere una cosa: Se siete riusciti ad amare quei personaggi una volta, ci riuscirete anche con questi nuovi. Grazie per avermi ascoltato fino a questo momento, ma è giunto di appendere la scopa al muro. Vi auguro tutto il meglio possibile e ,chi può dirlo, magari ci rivedremo prima di quanto possiate credere. Ricordate sempre: W Once Upon A Time e W tutti noi Oncers. Per l'ultima volta, mi dileguo. Viiiish. Le Streghe sono tornate anche per il finale della Sesta Stagione. In una congrega, l'unione fa la forza, e per questo motivo Cisco e Fabiola, irriverenti fattucchieri, hanno intersecato le loro triforcute lingue per recensire, per l'ultima volta quest'anno, il capitolo conclusivo non solo della stagione, ma anche delle molte storie che purtroppo non vedranno un ritorno a settembre. Hanno combattuto strenuamente contro le superiori forze della pessima connessione a internet e dello studio matto e disperatissimo, e alla fine il loro incantesimo è finalmente arrivato, con grande gioia del buon vecchio Brontolo. Vi invitano dunque a leggere la loro invettiva, la loro analisi e ciò che li ha fatti emozionare. Li rivedremo arrivare sulle loro scope anche per la settima stagione? Lo scoprirete solo proseguendo, quindi Buona Lettura! ADDIO, ADDIO, AMICI ADDIO...? Cisco Immaginando per un attimo che la "triste" profezia sul rinnovo per una settima stagione di “Once Upon a Time” – e mi riesce davvero difficile anche solo apporre le virgolette, giacchè questo show ormai non può più vantare questo tiolo, per quanto mi riguarda- non si sia, ahimè, avverata, questo finale potrebbe essere un degno finale di serie? La risposta che mi sono dato è “indubbiamente sì”, nonostante qualche difetto, qualche fastidioso tiro mancino senza troppa sorpresa tirato ad alcuni personaggi, e nonostante quei pochi minuti che, disseminati ad cavolum qua e là, hanno decretato “non finita” questa storia durata da più di un lustro. Ripercorrere passo a passo la trama della doppia puntata sarebbe alquanto inutile, vuoi per la non eccessiva originalità, vuoi per la scopiazzatura di un caposaldo della letteratura fantasy, vuoi per il quasi nulla conseguito dai fairytalians ri-esiliati per gentile concessione di Fata Fattanza al termine di una sessione canterina con tanto di nozze. Se, infatti, il Nulla aveva quasi distrutto Fantàsia nell’opera di Ende, purtroppo lo stesso nulla – o quasi- ha segnato le sorti della vicenda nella Foresta Incantata in pieno extreme make-over apocalittico partorito dalla credenza e dalla mente in esaurimento della bionda distruttrice, ottenebrata dall’abuso di stupefacenti tagliati dalla più invereconda delle fate. Per quanto “geniale” potesse apparire il piano del fresco sposino di scalare un ortaggio formato titano e recuperare un legume dalle mistiche proprietà in una puntata speciale de L'Attacco dei Giganti (Estinti), suddetto piano si è rivelato, col senno di poi, altamente inutile e asservito perlopiù al ruolo di tappabuchi nell’attesa che la consorte fosse nuovamente ridestata dal suo sonno di negazione. Se non altro, comunque, ha fatto perfettamente centro la solita logica secondo cui, a dispetto di una trama zoppicante, ciò che risalta sono simpatiche scenette che a questo punto dello show – ovvero alla sua conclusione in quanto tale- danno quel necessario tocco di nostalgia e sdrammatizzazione. Nella fattispecie, troviamo i due galli cedroni del fiabesco pollaio nuovamente impegnati a dimostrare chi le ha più grosse, questa volta nella dimora di un drago educato all’utilizzo delle posate. La caduta rovinosa dal chilometrico asparago che avrebbe dovuto ridurre in gelatina i due spacconi sarà anche stata una semi-palese violazione delle leggi della fisica, eppure se già ammettiamo l’esistenza di fagioli che aprono buchi nella realtà, di psicotiche regine che si sdoppiano, di cuori che vengono tagliati a metà fungendo quasi da baby monitor per adulti e di fate stronze, la critica trova un po’ il tempo che trova. Ma ancora più importante, questa versione di OUAT di “Its raining men” ha regalato una più che degna e misurata scena di chiusura per la versione fiabesca della coppia originale dello show, quella che nonostante l’odio – sia interno sia soprattutto esterno- è sempre riuscita a piazzare scene toccanti e potenti, condite di sbaciucchiamenti del vero amore persino fuori copione. Se infatti il primo bocca a bocca che ha defibrillato il bel principe spataccatosi nel bosco era da programma, quello successivo è stato interamente farina dei due interpreti, che debbono in parte allo show che li ha visti protagonisti per sei stagioni – salvo, spesso, trattarli a pesci in faccia- la nascita della loro personalissima e reale fiaba. Sulle note della loro canzone, nel ricordo dei nostalgici rimandi al leggendario Pilot e con le parole di devozione – ripetitive certo, ma mai scontate o meno potenti–, Biancaneve e Azzurro, coloro i quali più di tutti mi hanno da sei anni ispirato e spinto a seguire questa maledetta serie, chiudono il loro sipario fiabesco, dimostrando una volta di più che Love is the Most Powerful Magic of All, specialmente il loro. L’altro potentissimo amore che non poteva non caratterizzare un finale del genere è quello tra Emmanaigioia e il figlio, personaggio che raramente viene preso in considerazione se non proprio durante i finali di stagione, che seguono sempre le sue disavventure nel momento in cui lo sconvolgimento apocalittico di turno – causato da una vera e propria pista di polvere nera- si abbatte in quel di Catastrorybooke. La peggiore sorte forse tocca proprio al ragazzino, che in questa realtà contorta si ritrova adottato da una perfida e disturbata milfona – sua giovanile bisnonna- che non ci mette due secondi a scaraventare il minore giù per le scale e servendogli, in ospedale, un fumante piatto di ceneri di libro condite di acre bastardaggine. Se Fattanza avesse impiegato meglio il suo tempo leggendosi Harry Potter - invece che fare faccine da schiaffi a mo' di sfottò dietro alle persone- forse avrebbe imparato che quando si impugna la più potente bacchetta magica esistente, la possibilità di venire ridotti in coriandoli da un mago più furbo è più che concreta. Specie se quel mago è un certo signor Tremonio, che di restare maledetto -o leale al cattivo di turno, nonostante i vantaggi apparenti- non ne ha mai voluto sapere. Il fatto che sia stato proprio lui a commettere il matricidio francamente non sorprende, giacchè dopo aver fatto fuori papino –due volte- era solo questione prima che anche mammina subisse la funesta ira omicida del figlio, segno che le profezie in qualche modo si avverano sempre, specialmente quelle del tipo "stronza sei e in polvere ti ridurrai". Ulteriore conferma che una approfondita lettura dei rimani di zia Rowling le avrebbero, forse, giovato. Per quanto riguarda il momento clou della tanto attesa Battaglia Finale, ci si è tenuti sul cauto e lo sbrigativo, prediligendo uno scontro all’arma bianca sul viale da spaghetti western di Main Street. Il tutto si risolve quindi in poche battute, con Emma che si detona come una bomba atomica riportando Gedeone il bimbominkia piagnone allo stato di infante – condannandolo a rivivere la pubertà- ed Enrichetto che desta la sua cadaverica madre dalla morte. Dopo il "Discorso della Principessa" della motivator per antonomasia, è una sfilza di baci, abbracci di gruppo, casette da sogno – al posto di appartamenti ora troppo affollati-, balli, maggiolini gialli, nonne in piena smania culinaria, cani e poppanti. L’Ultima Cena della Salvatrice e della sua famiglia di Apostoli ci sarebbe davvero stata perfettamente come conclusione definitiva per la serie. Così, tuttavia, non è, e in barba alla nefasta scivolata nel palinsesto del venerdì, coloro i quali sono artefici/carnefici dello show promettono una nuova stagione completamente rinnovata e diversa, fosse solo per la defenestrazione di ben sei personaggi principali e storici che hanno reso lo show quello che è. In conclusione, sicuramente la Michela Murgia che è in me non boccia questo finale -pur condannandone alcuni punti, ovviamente-, e anzi plaude tiepidamente al riuscito risultato di aver chiuso, nel bene e nel male, questa sessennale gabbia di matti. SIX FEET UNDER:
Probabilmente a questo punto sarebbe d’uopo un commento generale sulla stagione, o magari su tutto ciò – e CHI- che di Once Upon a Time scomparirà con il nuovo capitolo. Visto che un’operazione del genere meriterebbe come minimo due articoli a parte, direi che è ora per me, anche quest’anno, si fermarmi qui. Una parola sarebbe troppo poco, due troppe. Mi risulterebbe impossibile anche solo parlare di ciò che questo show ha significato pe me, e di ciò che sto perdendo. Così come esprimermi su ciò che penso della prossima stagione. Le lacrime e la rabbia mi impedirebbero di coniugare qualunque verbo. Non mi metterò a cantare “La canzone dell’arrivederci” dell’orso Bear, ma tantomeno ad intonare “io non vedo l’ora di tornar” come Luna. Per ora non posso che rivolgere “grazie” a queste sei stagioni – con alti e bassi- e ai miei personaggi preferiti che non vedrò più. Chissà, cari Lettori, forse ci rivedremo a settembre, forse no. Sarà un lieto inizio? SKADUSSSSSSSHHHHHHH ARRIVEDERCI AMORE CIAO Fabiola Scrivere la streghensione di un finale di stagione di Once Upon a Time si è sempre rivelata un’operazione complessa di standard machiavellico, per via di quell’ingombrante, ineludibile bagaglio di nostalgia, frustrazione, disincanto, rammarico e commozione che si strascina dietro. Addizionate, poi, al pari di una delle sovrattasse usuranti di Ryanair, che la Battaglia Finale è un classico epilogo alla Battisti, ovvero “Io vorrei...chiamarlo finale, non vorrei...chiamarlo finale, ma se vuoi lo chiamiamo finale” e capirete: come può uno scoglio arginare il mare di catilinarie che gli rovescerò addosso a mo’ di scarica di mitra? L’unico mio incentivo per assistere -senza pregiudizi alla Jane Austen- alla battaglia per salvare l’anima della Salvatrice è stato il suo rappresentare il capitolo conclusivo di una saga lunga sei anni (nella realtà, appena due nel Maine riveduto e corretto da voi-sapete-chi); e, paradossalmente, questo è lo stesso motivo per cui non mi sfagiola, come i cavoli a merenda. La S6, infatti, si è conclusa in modo tale che chi si è accontentato, ha goduto per il solo fatto di essere riuscito ad accontentarsi di un bicchiere mezzo pieno... degli scarti del lieto fine. Come se, parafrasando la Legge di Murphy, stanchi del bene, si sia cercato di meglio, trovando invece il male che ci si è fatti andare a genio per timore del peggio. Eppure, se c’è una conferma che si ricava dagli ultimi due minuti andati in onda domenica scorsa, è che il minore tra due mali -chiudere i battenti vs proseguire nonostante gli ascolti claudicanti- sempre un male è, anche se lo accettiamo per quietare la nostra dipendenza seriale. Perché la scoperta della paternità del folletto maldestro, vegetato in poco più di centoventi secondi come la famigerata pianta di fagioli, avrebbe avuto decisamente più senso e significato se la S7 fosse stata la prima di un ipotetico spin-off e non un “newquel”, in stile Notte prima degli esami-Oggi. Ciononostante, anche la “magia del rinnovo” ha avuto il suo prezzo, ovvero il trasloco del giorno di programmazione, sintomo delle altissime, purissime, levissime –qui,leggere con ironia,nds dove “s” sta per strega- aspettative sulla settima stagione dello show che più di un restauro, aveva bisogno di chiudere in maniera degna e non a malapena decente. D’altronde i problemi di Ouat sono sempre stati tre: le premiere carine,ma niente di che, i finali frijenn’ magnano (=arronzati) ed il tempismo tipico delle testuggini. E la Battaglia Finale ha, se non altro, il merito d’incarnare simultaneamente questi tre aspetti, essendo l’ufficioso backdoor pilot della S7, avendo chiuso un cerchio con un colpo di pistola che non si vedeva dai tempi della filosofia Hegeliana, ma soprattutto dimostrando che abusare di colpi di scena e rivelazioni shock tardivi equivale a vincere non per meriti propri, bensì perché sono stati gli altri a perdere. E nel caso specifico di Ouat si tratta dei personaggi che non rivedremo in autunno. La battaglia per un’anima, specie quando si preannuncia battaglia di e per fede, il cui soggetto e oggetto principale è nientemeno che la Salvatrice, non si può combattere in appena un’ora e venti, strizzando -fin troppo- tutti e due gli occhi guerci alla Storia Infinita di Michael Ende. Non so voi, però mi ha deluso constatare che Atreiu, Falkor o l’Imperatrice bambina mancassero all’appello tra i profughi dei millemila regni della FTL! Seppur sconosciuto ai fairytalians fino alla fine, il vero piano della Nera Fatonza (=fata stronza), ansiosa di rimanere bloccata in un quel piccolo mondo antico che è la provincia americana, doveva essere svelato in anticipo, il credo di Emma essere testato in modo più pressante, sottile e continuativo, attraverso la sintesi degli elementi migliori della 4B e 5B, ovvero il lento e tossicodipendente declino del cigno e la meticolosa premeditazione dell’ignifugo cattivo, il fu Adelino. Invece, come al solito, si è preferito infarcire ventidue episodi di tutto un po’, risolvendo due archi in un colossale boh! Nel pieno rispetto della sua tradizione del finale raddoppiato, nei primi quaranti minuti si è bazzicato nel nonnulla assoluto, all’insegna di frequenti visite guidate al manicomio di una Storybrooke sotto l’ennesima maledizione che ha eletto sindaca l’unica tiranna disponibile, e l’operazione “qualcuno volò sul nido del cuculo” che commette il peccato mortale di scimmiottare invano- anche solo nominalmente- il capolavoro con Jack Nicholson. Ad aggravare la mia generale, sebbene non generalizzata, delusione, però, è stato prendere atto che nonostante la battaglia sia stata dichiarata vinta quando “il bene ed il male hanno entrambi compiuto la scelta giusta”, i percorsi che hanno condotto suddetti bene e male a ripristinare la fede siano stati paralleli come due rette passanti per un punto, ovvero sgominare la Fatonza, senza tuttavia incrociarsi mai se non in ed in virtù di quel punto. In memoria dei bei vecchi tempi e con la stuzzicante prospettiva di una futura-ulteriore- generazione di Salvatori casinisti, si è costruita un’avventura incentrata esclusivamente su Henry, impegnato ancora una volta a svegliare Emma dall’apatia della miscredenza, sprecando l’opportunità mai presentatasi prima d’ora di rendere davvero l’operazione cuculo un affare di famiglia, quale poteva e doveva essere, scommettendo sulla collaborazione di un altro duo, quello formato dal folletto maldestro e Tremonio. Perché ostinarsi a ricordare l’esistenza del legame tra nonno e nipote solo quando fa comodo in uno o ambedue i sensi di circolazione? In sei stagioni, l’Autore è entrato nel negozio del suo parente scomodo solo per recriminare, infiltrarsi come apprendista spia o esigere aiuto per via del loro vincolo di sangue. Stop. Mentre Tremo, che pure si è rovinato la sua reputazione di nonno quando aveva ceduto alla tentazione di far sfracellare il nipote sulle rocce, ha potuto solo intraprendere una missione suicida nella Jungla che non c’è ed un patricidio/suicidio per riscattarsi ai suoi occhi, dopodiché tra i due c’è stata un’interazione uguale a zero. Vista l’iniziale, poca collaboratività di Emma ed il confino forzato del resto dei fairytalians si poteva insistere un po’ di più affinché i due si venissero incontro, persino attraverso un accordo, e non soltanto quando c’era da strafogarsi alla bettola di Granny. Al contrario, ognuno per sé, Dio per tutti e i cocci sono di Baelfire. L’avessero almeno mostrata di più quella moglie che il Signore Oscuro era tanto occupato a cercare a scapito di tutto e tutti, ergo non solo in foto ritoccate da una mente criminale, il lieto inizio dei Rumbelle non sarebbe parso un contentino, stucchevole e spiccio -seppur incantevole- quanto quello Delena nel finale di The Vampire Diaries. Con la fondamentale differenza che Robert ed Emilie, adorandosi, ci hanno regalato il bacio finale, neppure previsto dal copione originale degli impuniti; tuttavia, strombazzarci la riconciliazione, senza prima averne gettato le basi o averla concretamente risolta in una sequenza apposita, è stato profondamente ingiusto nei confronti del loro percorso. E’ vero: la vittoria più grande e di valore per Tremo era quella contro e su se stesso, ma avrei preferito di gran lunga che in un pezzo di questo tortuoso sentiero fosse stato accompagnato da Belle, Gideon o Henry, invece di sbatterlo nel solito isolamento. Specie se, per la salvaguardia di quel bene superiore che gli eroi c’hanno sempre attaccato sulla punta della lingua, il Signore Oscuro ha –letteralmente- disintegrato entrambi i suoi genitori, a dispetto di una Reginella -un nome a caso- la quale, in illo tempore, si è autosabotata l’incipiente redenzione della S2 pur di non contraddire l’altra regina, quella degli scuori su commissione: Cora. Mi contenterò dello schiaffo morale rifilato ai suoi detrattori quando, comportandosi da Salvatore che era destinato ad essere, ha prima accoppato la fatonza mammà ed, infine, sconfitto il diavolo che gli si è appollaiato sulla spalla per centinaia di anni. A proposito della Regina del Mainagioia c’è un dettaglio che mi ha lasciato perplessa e cioè il motivo per cui la spartizione del cuore col suo alter ego non sembrasse minimamente influire -negativamente- su di lei, quando la Regina Cattiva ci ha quasi rimesso le zinne per rallentare il sedicente Nulla che stava inghiottendo la FTL. Eppure Snow una fitta a livello esofageo l’ha percepita mentre il marito precipitava da una pianta millenaria, senza riportare danni permanenti, oltre a non morire... Scriverò a Roberto Giacobbo, magari può dedicare una puntata speciale di Voyager ai misteri irrisolti di Ouat! Sebbene il loro ruolo sia stato complessivamente marginale, le apparizioni dei fairytalians in generale e degli Snowing in particolare hanno intervallato le sequenze più interessanti de La Battaglia Finale. La scena clou, secondo me, è stata quella dell’ultimo -in ordine temporale- risveglio di David costruito in alternanza con quello -il primo di un’interminabile serie- di Snow nel pilota. Non so voi, ma guardandoli ho avuto come l’impressione che il bacio del vero amore e/o il concetto stesso del vero amore funzionino solo se applicati ai due coniugi del Mulino. L’ amore non deve essere leggendario per essere vero, però è grazie a questi due personaggi che, in Ouat, ha avuto la concreta possibilità di diventarlo, incarnando un ideale senza mai esserlo, interpretando la perfezione attraverso l’onestà delle mutue imperfezioni. Con il licenziamento in tronco di tutte le ship, c’è da sperare –diffidando con cautela- che i due geniacci recuperino la tempra smarrita stagioni orsono e scrivano storie, perché finché se ne hanno di valide, non inficiate dagli umori dittatoriali delle frange estreme del fandom, Ouat non potrà ancora dirsi spacciato. A conclusione di questo ciclo, la mia pagella. VOTO: 8 (il minimo per la buona condotta) BEST SCENE: Di cuore il lieto inizio dei Rumbelle; di pancia il risveglio combinato degli Snowing. WORST EVER: Non pervenuto, essendo il “peggio” piuttosto diffuso. BONUS EXTRA: Tremonio in tutto il suo splendore salvatore. WTF?: Belle. Dopo essere stata congedata di nascosto, meritava perlomeno più spazio. E siamo giunti ai saluti, Oncers, ma il nostro è solo un arrivederci a settembre, perché finché ci sarà magia in tv, questa rubrica continuerà a svolazzare sui vostri schermi, armata dei suoi irriverenti commenti. Dopotutto, la classe è villain, ma la magia è Strega, non trovate? Redazione a cura di Cisco Ci siamo: la sinossi del finale della sesta stagione, che potrebbe coincidere con quello di serie,oppure essere addirittura l'episodio pilota di un potenziale reboot,è stata pubblicata e,qui,come sempre,trovate la nostra traduzione. La maledizione scagliata dalla Fata Nera rispedirà i nostri eroi nella Terra delle Fiabe con la fragile speranza di ritornare a casa, mentre Emma sarà impegnata nell'epica battaglia della sua vita. Dopo un inizio dolce, assurdo, felice, è venuto l'intreccio pieno di buona volontà, col suo carico di tensioni e ,adesso,ci coglie impreparati una fine che sa di lacerazione. Ciononostante, il segreto mai narrato del lieto fine è che corrisponde sempre ad un nuovo inizio. Se il capitolo conclusivo della S6 ci dia l'arrivederci a settembre o l'addio la prossima settimana,non ci è dato di saperlo al momento,tuttavia,domenica, ci aspetta questo: "Henry si risveglia in una Storybrooke maledetta,dove Emma è stata rinchiusa in un ospedale psichiatrico e la Fata Nera è il nuovo sindaco. Mentre tenta di aiutare Emma a recuperare la sua memoria, Tremotino cerca di scoprire cosa sia capitato a Belle. Nel frattempo, Biancaneve, David, Regina, Zelena e Uncino sono intrappolati in una terra delle fiabe sull'orlo del collasso, alla disperata ricerca di un modo per riunirsi con Emma e Henry." Il finale di stagione vedrà insieme,per l'ultima volta: Ginnifer Goodwin/Biancaneve/Mary Margaret, Jennifer Morrison/Emma Swan, Lana Parrilla/Regina/Regina Cattiva, Josh Dallas/Principe Azzurro/David, Emilie de Ravin/Belle, Colin O’Donoghue/Uncino, Jared S. Gilmore/Henry Mills, Rebecca Mader/Strega dell'Ovest/Zelena Robert Carlyle/Tremotino/Signor Gold. Guest stars degli episodi saranno: Lee Arenberg/Leroy/Brontolo, Raphael Sbarge/Grillo Parlante/Archie, Beverly Elliott/Granny, Deniz Akdeniz/Aladdin, Peter Marcin/Capo, Giles Matthew/Gideon, Andrew J. West/Giovane Uomo, Alison Fernandez/Bimba, Ingrid Torrance/Infermiera Arcigna, Jaime Murray/Fata Nera, Karen David/Jasmine, Gabe Khouth/Mr. Clark/Eolo, Faustino Di Bauda/Walter/Pisolo, Sara Tomko/Giglio Tigrato Olivia Steel Falconer/Violet. “La battaglia finale- Parti 1 & 2” è stata scritta da Edward Kitsis and Adam Horowitz e diretta da (parte 1) Steve Pearlman,e (parte 2) da Ralph Hemecker. Traduzione e redazione a cura di Fabiola Carissimi Oncers, in perfetto orario questa settimana, ecco arrivare la recensione dell'episodio Musicale di Once Upon a Time. Questa settimana è il turno della nostra strega Francy che ha voluto essere molto melodrammatica e raccontarvi l'episodio in modo molto triste. Io quando l'ho letto, ho dovuto usare qualche fazzolettino, chissà se anche per voi sarà lo stesso. Il pezzo si intitola "Le Note della Canzone del vostro cuore". Vi auguro una buona lettura e non dimenticate di commentare! Benvenuti miei cari lettori, è un po' di tempo che non prendo la penna per scrivere la recensione di Once Upon a Time, ma eccomi qui per l'episodio della serie più speciale di sempre. Speciale sì, perchè è l'unico episodio musicale di tutte le 6 stagioni del nostro telefilm preferito. Per parlare di Once Upon a Time – The Musical Episode, devo fare alcune premesse che sono importanti per proseguire. Prima di tutto, la sesta stagione ha avuto molti bassi, ma anche tantissimi alti, con una stagione molto difficile, ma molto emozionante sotto molti aspetti. Quello che abbiamo visto in queste ultime puntate è stato un bellissimo epilogo di tutte le storie e di tutti i personaggi che hanno fatto parte di questo Magico mondo che è Once Upon a Time. Dall'episodio in cui la Evil Queen ha ottenuto il suo Happy Ending, ho capito che c'era qualcosa di molto conclusivo in questa particolare stagione e ora ho capito cos'era: Once Upon a Time sta per finire (o almeno il Once Upon a Time che abbiamo conosciuto in questi sei anni). Mi spezza un po' il cuore dover dire addio ad una parte così importante della mia vita, poiché ho vissuto tanti momenti belli e tanti altrettanti brutti in compagnia di questa serie e ,anche se solo per 42 minuti la settimana, mi ha aiutato a staccare la spina dal mondo reale. Once Upon a Time mi ha aiutato a credere nella magia della vita e nel bisogno di vedere sempre tutto con gli occhi dei bambini, perchè le favole non sono solo frutto dell'immaginazione popolare, ma anche un modo di vivere. Con l'abbandono improvviso e disarmante della protagonista, Jennifer Morrison, finirà (rinnovo o meno) Once Upon a Time e con esso il magico mondo che ci siamo creati in questi sei anni. Un mondo dove tutto ciò che di cattivo c'è nel mondo e nella nostra vita può e deve essere combattuto e sconfitto. E' proprio questo, a mio avviso, il senso di questo ventesimo episodio della sesta stagione, conosciuto anche come “The Musical Episode”, una celebrazione di tutti gli insegnamenti che questo telefilm ci ha trasmesso durante la sua lunga e gloriosa corsa. Chiedere alla stelle lassù un aiuto è stata l'ennesima conferma che nella vita, anche se si è laici, bisogna sempre credere in qualcosa; Che sia un Dio, una forza superiore o, più semplicemente, la buona sorte. Credere significa vivere con uno scopo. Credere nell'amore e nell'amicizia ci forma e modella la nostra stessa esistenza, ci fa stare bene e ci fa accettare più volentieri la fugacità della vita. Bianca Neve e David hanno sempre creduto nel Potere della Magia e questo , in un modo o nell'altro, li ha sempre aiutati ad affrontare le mille difficoltà. Non veder crescere la propria figlia e abbandonarla in nome di una giustizia più grande non è da tutti. Il momento di “Powerful Magic” ci ha fatto sentire il loro amore per la figlia, ma sopratutto il loro forte senso di giustizia. Quanti di noi sarebbero disposti a sacrificare la vita con il proprio figlio in favore di un bene più grande? Powerful Magic rappresenta una parte importante di ciò che siamo noi esseri umani; Rappresenta l'esigenza di esprimere la magia dei sentimenti e quale modo migliore se non attraverso la musica? Nell'oscurità, l'unica cosa che può farci sopravvivere è la musica. La musica è luce. La Musica è vita. L'escamotage degli autori di creare un episodio musicale inserendo la forza dell'amore e del bene che si esprime con la musica, a mio avviso, è stato sensazionale. Anche nelle scene in cui cantano i Villain (almeno un tempo), ci deve far riflettere. Nessuno nasce realmente cattivo e la musica può toccare anche i cuori più duri; I cuori di coloro che non pensano siano degni d'amore. L'amore,però, è ovunque e bisogna coglierlo. Ho adorato la canzone della Evil Queen, con quelle bellissime dance moves che solo la Parilla può permettersi senza apparire ridicola. “Love doesn't Stand a Chance” (l'amore non ha possibilità) rappresenta come una persona possa redimersi e cambiare opinione. La Evil Queen pensava che l'amore fosse debolezza, oggi che senza di esso non si può vivere. Bellissima e molto orecchiabile la canzone di Uncino che, assieme a Powerful Magic, rappresenta il pezzo più vicino al mondo dei cartoni animati Disney. La trama di questo episodio è stata molto limitata in modo da far spazio alle canzoni, eppure non è una puntata filler, anzi... Abbiamo scoperto che nel cuore di Emma hanno vissuto le voci dei suoi cari che l'hanno sostenuta e amata anche quando credeva di essere sola. Abbiamo tutti una canzone nel cuore, le cui note vengono create nel momento stesso in cui viviamo. Ci sono note più felici e note più tristi ,ma alla fine è l'opera musicale finale quella che conta. Tutti noi siamo custodi di una dolce maliconica melodia che portiamo nel nostro cuore e quando pensiamo di essere soli al mondo o che non c'è alcun motivo per cui tirare avanti, fermiamoci un secondo ad ascoltarla, solo così ritroveremo i motivi per apprezzare la nostra vita. La canzone di Emma è stata commovente e mi ha fatto scendere qualche lacrimuccia (e io non piango mai), mi ha fatto ricordare questa avventura durata sei lunghi anni e mi ha fatto render conto della fortuna che ho avuto quel lontano 24 Ottobre 2012 ad aver iniziato questa serie. L'abbiamo amata, l'abbiamo criticata e ,spesso, ci siamo anche incazzati per alcune scelte, ma credo che, nel momento in cui finirà, ci mancherà terribilmente, perchè Once Upon a Time non è solo un telefilm, Once Upon a Time rappresenta i sogni che facevamo quando eravamo bambini. Rappresenta la nostra infazia perduta e che, per quaranta minuti la settimana, ritrovavamo con estrema gioia. Abbiamo amato o odiato qualche personaggo, ma Emma,Regina,Neve,David,Tremotino,Belle,Zelena,Uncino e il piccolo Henry rappresenteranno sempre un momento felice della nostra vita e li porteremo nel nostro cuore con amore, associandoli alle note della canzone che risiedono in esso. Perchè mi sono emozionato con il pezso “Emma's Theme”? Semplicemente perchè,per la prima volta, hanno dato le parole alla canzone di chiusura delle puntate e mi ha fatto riflettere che, in uno strano modo, questo fosse il modo degli sceneggiatori e di tutti coloro che hanno lavorato a Once Upon a Time di dire addio. Non so se ci sarà la settima stagione, ma anche fosse rinnovato, credo che si aprirebbe un nuovo mondo lontano da quello dell'attuale serie. Credo che il matrimonio tra Uncino e Emma sia stato quello più riuscito in televisione, un evento commovente che ha concluso le vicende amorose della nostra bella e solitaria Salvatrice. Abbiamo iniziato Once Upon a Time con una Emma dal cuore di pietra, una donna che ha passato 28 anni della sua vita da sola e poi, pian piano, è riuscita a sciogliere la corazza che l'avvolgeva per diventare una principessa dal cuore immenso e dall'amore incodizionato per il prossimo. Grazie Jennifer Morrison per aver interpretato così egreggiamente questo personaggio che è entrato nella nostra pelle per sei lunghi anni. Grazie Emma perchè ci hai regalato grandi insegnamenti. Grazie Once Upon a Time per averci donato la voglia di sorridere alla vita e perchè ci ha insegnato sempre a credere nel potere dell'amore. Con il finale di questo episodio si è dato il via alla grandissimo ed epica “Battaglia Finale”. Emma dovrà affrontare la sua ultima grande sfida e noi saremo lì a sostenerla con la forza del nostro amore. Concludo ringraziando tutti voi lettori per seguirci e averci seguito in questi anni, tutto il lavoro che facciamo, lo facciamo perchè vi vogliamo molto bene e perchè vogliamo sempre tenervi aggiornati su tutto quello che succede nel magico mondo di Once Upon a Time. Grazie di cuore. E' superfluo dare un giudizio a questo episodio, credo che l'unica parola che mi viene da dire è “Epico”. Cari Oncers, mi dileguo con un ultimo consiglio: Credete sempre nella canzone del vostro cuore e vivete al meglio, perchè tutto si può superare. Siate i salvatori della vostra stessa vita. Vi mando un grosso bacione e vi do appuntamento alla prossima settimana con l'ultimo appuntamento della stagione (e forse ,chissà, di sempre) delle “Streghe Han Parlato”. Svanisco. Viiiiiiish. La Sesta Stagione è ormai agli sgoccioli, e con essa anche le vicende dei nostri amati protagonisti. Dal momento che un'ennesima oscura calamità si sta per abbattere sul piccolo borgo del Maine, gli alti dirigenti della ABC e i diabolici autori hanno deciso di adottare la politica del "canta che ti passa", sia per sdrammatizzare la situazione sia per tenere fede a quella antica promessa strappata dai fan tutti, ovvero di poter godere un giorno di un episodio musical con i nostri protagonisti, peraltro quasi tutti con una carriera canterina alle spalle nonché, a quanto pare, dotati di bellissime voci. Ebbene, quella promessa è stata rispettata, e il nostro show ci delizierà - chissà- con una puntata in pieno stile musical. Vi riportiamo perciò la sinossi della puntata nonché la scaletta della colonna sonora a cui assisteremo con occhi, orecchie e pelle d'oca - o almeno si spera-. Buona Lettura! "Nel flashback, Biancaneve e il Principe Azzurro esprimono il desiderio speciale che Emma sia protetta. La conseguenza del loro desiderio è che l'intero reame esplode in un canto che infuria la Regina Cattiva. Nel frattempo a Storybrooke, la Fata Nera annuncia i suoi piani per scatenare un'altra maledizione sulla città, mentre Emma e Uncino si preparano per il loro matrimonio." Al cast formato da Ginnifer Goodwin come Biancaneve/Mary Margaret, Jennifer Morrison come Emma Swan, Lana Parrilla come Regina Cattiva/Regina, Josh Dallas come Principe Azzurro/David, Emilie de Ravin come Belle, Colin O'Donoghue come Uncino, Jared S. Gilmore come Henry Mills, Rebecca Mader come Perfida Strega dell'Ovest/Zelena e Robert Carlyle come Tremotino/ Signor Gold si uniranno in qualità di Guest Stars: Lee Arenberg come Leroy/Brontolo, Tony Amendola come Marco/Geppetto, Keegan Connor Tracy come Madre Superiora/Fata Turchina, Raphael Sbarge come Archie/Grillo Parlante, Beverley Elliott come Granny, David Avalon come Dotto, Gabe Khouth come Signor Clark/Eolo, Faustino Di Bauda come Walter/Pisolo, Michael Coleman come Gongolo, Mig Macario come Mammolo, Giancarlo Esposito come Sydney Glass/Specchio Magico, Christopher Gauthier come Spugna, Jaime Murray come Fata Nera, Jack Davies come giovane Pinocchio, McKenna Grace come piccola Emma e Ari Guzhel come giovane donna. L'episodio è stato scritto da David H. Goodman assieme ad Andrew Chambliss e diretto da Ron Underwood. Come annunciato, vi riportiamo di seguito la lista delle performance in cui si esibiranno i nostri fairytalians canterini -e, purtroppo, non tutti-. In tutto ascolteremo otto canzoni. Inizialmente ne erano state riportate solo sette, ma nella giornata di ieri è stato annunciato che una è stata spezzata in due numeri distinti. Il testo e la musica di sette performance sono stati scritti da Alan Zachary e Michel Weiner. Per quanto invece riguarda "Emma's Theme", la canzone interamente interpretata dalla nostra salvifica e bionda protagonista, il testo è stato sempre scritto dal duo formato da Zachary e Weiner sulle note del compositore storico delle musiche dello show, ovvero Mark Isham.
Traduzione e redazione a cura di Fabiola e Cisco |
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Novembre 2016
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