Così sono partita per un lungo viaggio, lontana dalle recensioni e le bestemmie che ho commesso. Ho acceso su Rai 1 per non doverti rivedere, e più mi allontanavo e più sentivo di star bene. E ventilava molto, però io camminavo. Sentivo il fuoco dentro per il freddo e ti pensavo Sognando ad occhi aperti dall'alto di un muretto, credevo di vedere nello schermo il tuo riflesso. E quanto avrei voluto in quell'istante che ci fossi... Trascorsi giorni interi senza dire una parola, credevo che fossi davvero lontana. Sapessimo prima di quando guardiamo che il senso di Ouat è angst a tutto spiano. Perché ti voglio bene veramente e non esiste scena dove non mi torni in mente. T'avrei voluto regular veramente e non sentirmi dire che non posso farci niente. Non posso farlo ora,che sei così lontana.
Io non piango mai.
Non a causa di quella spocchiosa presunzione di invulnerabilità, di cui la nostra società di falsi idoli ed indipendentisti del portafoglio ci ha convinto di avere per forza bisogno, ma perché detesto sentire anche solo la necessità di piangere,quando sono consapevole che non mi resta altro da fare; quando, per cantarla alla Bobby Solo, non c’è più niente da fare, è stato bello sognare. Potrete, quindi, immaginare quanto sia stata entusiasta della rottura dell’impianto d’irrigazione dei miei condotti lacrimali,ogniqualvolta una Belle morente mi ha raccontato la sua storia: “Once upon a time, there was a Beast who took a girl prisoner. But he fell in love with her,and then he let her go. And that is when the girl realized that she loved him,too. But in the end,she came back to him,more than a few times”.
Grazie al cielo,il giorno in cui sono nata la cicogna ha consegnato una bambina; tra le “fate madrine” del genere femminile, infatti, c’è ClioMake-up. Così, quando sabato mattina lacrime indisciplinate, intermittenti ed implacabili hanno rigato il mio viso, nessuno si è insospettito: ordinario abuso di kohl nella rima interna inferiore.
Menomale, altrimenti sarei stata costretta a spiegare il senso del mio tormento -quando a malapena io ne rinvengo uno- per la dipartita di una persona che vive solo nei miei ricordi.
Prima del 12 febbraio del 2012, invece, ero una telespettatrice ordinaria. Persuasa che le “OTP” fossero compagnie di trasporti pubblici,le “ship wars” l’americanata versione della nostrana battaglia navale,gli “spoiler” i dispositivi montati sulle ali degli aeroplani per evitarti un coccolone gratuito in fase di atterraggio e “canon” si riferisse al diritto canonico o,al massimo,al canone della Rai, attendevo cheta il passaggio in chiaro dei programmi, rigorosamente doppiati perché, siccome ero tesserata della società Dante Alighieri, ritenevo una mia obbligazione implicita rinnegare l’audio in lingua originale,per contribuire alla diffusione della parlata e della cultura italiane in Italia e nel mondo.
E poi,tutto quanto dai Rumbelle fu creato. La mia vita si è colorata del caos dell’inquietudine per l’uscita dei sub ita,il mio pc ha perduto la sua verginità sistemica a causa del malloppo di virus beccati durante lo streaming non protetto, e sono diventata una Strega pro bono, ovvero per il bene-si spera- di tutti eccetto le mie tasche studentesche.
L’ultima-e finora unica- volta che un episodio di Ouat era riuscito a prostrarmi in questo “ipersensibile” stato il calendario segnava 15 dicembre 2013 ed era appena andato in onda Going Home(3x11), dove un Tremonio abbastanza eroe da salvare il lieto fine, ma “troppo” cattivo per ottenerlo compiva il supremo sacrificio, il cui valore sarebbe stato disprezzato, deriso e disperso nelle tre stagioni successive, nella cui babilonia narrativa Beauty si distingue per essere l’equivalente fiabesco dell’inestimabile Tesoro di San Gennaro. Coincidenze?
Ora come allora,mi sono ritrovata davanti ad una pagina bianca con la gola serrata dal nodo gordiano della perdita ed il cuore segato dai canini finissimi della freddezza.
Non la freddezza anestetica del distacco o dell’ assuefazione, bensì la freddezza arroventata del ghiaccio che brucia se lo stringi per troppo tempo tra le dita. La freddezza di un sicuro rifiuto che sgomita verso l’esterno, quasi riuscisse lentamente a comprimere tutto lo spazio attorno fino a farlo deflagrare a furia di urla rauche. Forse ci sarà un giorno in cui la pianterò di commuovermi come una beota perché è finita e mi ritroverò senza accorgermene a sorridere come un’ebete perché è successo, ma quel giorno non è oggi. Ci ho provato sul serio ad unirmi ai cori di rassegnazione zen levatisi dopo la messa in onda di Beauty. Mi sono ubriacata di un razionalismo tale da suscitare persino l’invidia di Cartesio, inventandomi scuse che solo la mia alter ego sotto l’effetto di allucinogeni psicotropi potrebbe sciropparsi, pur di consentire alla sincera gratitudine per ciò che avevo ricevuto di tramortire il rigetto per ciò che mi era stato strappato e sentendomi in colpa per avere da ridire. Tuttavia,se c’è un diritto che reputo di essermi guadagnata in sei anni e mezzo di stregato servizio all’ insegna dell’ottimismo realistico, è quello di non dovermi costringere sempre a fissarmi sul bicchiere mezzo pieno, soprattutto se mi schiaccia il peso di un bicchiere mezzo vuoto. Perché quello che non ti uccide-ma uccide Belle-ti stronzifica. Beauty è,infatti, uno scherzetto di Halloween meravigliosamente crudele, al punto che avrei anticipato volentieri il fioretto dei dolci da maggio a ottobre pur di non doverlo mai subire. L’episodio è stato congegnato per mettere d’accordo proprio tutti, affinché il lieto fine dei Rumbelle risultasse una concessione per cui ringraziare e non sollevasse obiezioni, sulla scorta dell’emozionalità suscitata unanimamente perfino in chi non aveva mai considerato Belle più di una comparsa di lusso. Come Max, il tassista di Collateral, siamo stati cullati per venti minuti circa nell’ illusione di assistere alla messa in scena dei capitoli successivi di un “racconto vecchio come il tempo”, sicuri che avrebbe subito comunque un’interruzione che giustificasse la presenza di Tremo nello spinobot, fino a quando con la stessa, micidiale, placidità del sicario Vincent by Tommaso Crociera(=Tom Cruise), la 7x04 non ha gettato la sua turpe maschera, rivelandoci che con questa coppia non stava estinguendo un debito, ma chiudendo il conto. Ci hanno mostrato il “dopo” perché avevano già deciso che non ci sarebbe stato nient’altro. Rispolverando,per giunta, la questione della mortalità dei personaggi che la risurrezione di Uncinetto aveva sbeffeggiato, alla salute della disparità di maltrattamento dei fairytalians in quel di Storybrooke. Un dito che indica la luna non è la luna. Una persona accorta seguirà la direzione indicata dal dito per vedere la luna,ma chi vede soltanto il dito e lo scambia per la luna non vedrà mai la luna reale (Buddha)
La rivisitazione di Up è stata un privilegio: ho sinceramente apprezzato che non sia stata la tavolata da Granny l’ultima scena dei Rumbelle.
Ciononostante, c’è un motivo preciso per cui quella brevissima sequenza mi ha appagato, mentre Beauty no. Di solito, quando si legge una fiaba,lo scopo principale dei due protagonisti si riduce al trovarsi, accoppiarsi (nel senso di mettersi insieme e non copulare) e sposarsi. Pronunciano i loro “ti amo”, spesso annacquati dalla pioggia, e se la fiaba va in onda sulla tv generalista tuttalpiù limonano e...basta. Non ci viene offerta spesso l’opportunità di vedere come essi cambiano, come crescono dopo lo scambio di anelli e del fatidico “ti amo”. Di conseguenza, sono stata felice di assistervi, MA...il Lieto Fine a lettere maiuscole può essere riassunto in una singola frase(e vissero felici e contenti) e/o piano sequenza musicato; è per questo che non è la parte più lunga della storia ed il suo prosieguo la parte meno raccontata; perché non la storia dei successi,bensì quella delle traversie merita d’essere raccontata(Michele Strogoff). La tavolata da Granny sarebbe bastata e avanzata perché il nocciolo della questione nelle fiabe non è sapere cosa succede davvero dopo, ma dimostrare che è valsa la pena tribolare per una manciata di pagine e/o intere stagioni affinché il “dopo” ci fosse. A prescindere dalla durata, le eventuali discussioni su chi dimentica di abbassare la tavoletta del water o non spreme bene il tubo del dentifricio, se il quadro pende troppo a destra o sinistra, quello che conta è possedere l’istintiva certezza che “vissero per sempre”, anche se non felici e contenti tutto il tempo; perciò, la fine del lieto fine giunge raramente sul grande e piccolo schermo. Pensate ai series finale di Streghe oppure il più recente The Vampire Diaries: il “seguito del per sempre” è stato affidato alle parole di Piper ed Elena, e non ad una video cronaca minuto per minuto; certo, è stato chiarito-specie nel secondo caso- che persino quegli epici lieto fine si sono poi conclusi, però non abbiamo visto il momento esatto in cui ciò è avvenuto, perché il punto è che il vero amore non finisce. E si tratta di vero amore ogniqualvolta la vita ci sorride così calorosamente da permetterci di incontrare quella persona che ci guarda come Belle guarda Tremo, e come Tremo ha continuato a guardare Belle ogni secondo,di ogni minuto,di ogni ora,di ogni episodio.
Per me i Rumbelle erano,sono e saranno la coppia più autentica dello show perché hanno trasformato un amore sbagliato sulla carta nella cosa più vicina all’ imperfetta perfezione della realtà. Hanno declinato con onestà tutte le sfumature del vero amore: in due sono caduti ed i due si sono rialzati, guardandoli si aveva la sensazione di cadere giù e non arrivare mai, eppure non hanno mai smesso di scegliersi o noi di sceglierli; persino quando le separazioni sono state provocate,volute per autodifesa oppure buonsenso o bisogno di libertà hanno sceso,dandosi il braccio, almeno un centinaio di episodi e ora che non ci sono è il vuoto.
Pur sforzandomi di voler ritenere la genialata degli scribacchini di Ouat funzionale alla trama stagionale di Robert Caryle che potrebbe mollarci a maggio, non mi riesce di appoggiarla.
Lo show si è preso il tempo per dare il giusto-nel senso di degno- addio ai Rumbelle, questo però non lo ha reso automaticamente un addio giusto-ovvero corretto. La sua definitività attraverso la morte di Belle,infatti, non era necessaria, sebbene nell’ immediato sia difficile rendersene conto a causa della sua logicità. Tutti i mortali condividono un comune, “mortale”, destino, e Mrs Gold,a rigor di quella logica d’un tratto tornata di moda in Ouat, non poteva rappresentare un’eccezione; tuttavia, legare indissolubilmente la liberazione di Tremo dal vincolo del pugnale al suo sacrificio è stato un colpo basso e gratuito. Ci sono voluti sei anni e mezzo affinché l’Oscuro si convincesse di non avere bisogno del potere per essere l’uomo che aveva sempre desiderato, quindi meritava di vivere la sua serena e ferma rinuncia all’oscurità con la stessa consapevolezza con cui Belle ha scelto come morire, assumendosene interamente la responsabilità ed il peso pur di salvare suo marito. Avrei preferito,insomma, che avesse condiviso prima il suo segreto: mi riferisco non tanto, e non solo, al contenuto della profezia,quanto al fatto che non avrebbe permesso a Tremo di usare il pugnale per prolungarle la vita, neppure se una soluzione al dilemma dell’oscurità non fosse mai stata esistita. Sono convinta che,infatti, dopo l’iniziale ossessione di trovare una scappatoia, Tremo avrebbe rispettato la sua volontà, anche se non fosse stato messo sul fatto compiuto. Perché si sarebbe reso conto che il sole più luminoso è quello che, nel nostro cuore, splende solo per noi, solo una volta, nella sola vita che ci è concessa, perciò meritava di sapere di stare vivendo la sua unica, irripetibile occasione di felicità...in questa vita,perlomeno. Se proprio doveva scapparci il morto,con tutto il rispetto per l’eternità, life is now, ovvero il lieto fine dei miei Rumbelle doveva essere esclusivamente di questo mondo. Scritto altrimenti,e lo scrivo con la morte nel cuore sapendo di raddoppiare la dose di angst, le Parche avrebbe dovuto recidere due fili,nello stesso istante,come ne L’uomo Bicentenario. Perché già presento che l’epilogo dei Rumbelle me lo arronzeranno,stile fuori in 60 sessanta secondi,con la partecipazione straordinaria di Baelfire se l’organo vitale degli impuniti riprenderà a funzionare e lo spinobot non dovrà essere liquidato in fretta e furia. E pensare che sarebbe stato sufficiente riconoscere ufficialmente la parentela di Enrichetto e Tremonio,dandole infine un senso, per evitare questo strazio: Belle sarebbe ancora in attesa,ma ancora viva. Secondo la mia ricostruzione dei fatti, sulla quale probabilmente imbastirò una fan fiction breve,tanto sta venendo lunga nella mia testa, Tremo si sarebbe allontanato dal confine dei reami in seguito alla richiesta d’aiuto del riluttante nipote; Belle sarebbe rimasta ad aspettarlo cosciente di essere il sole della profezia e che il tempo per lei non si sarebbe fermato,ergo invecchiando, ma tacendolo comunque a Tremo. Ad impedire a quest’ultimo di ricongiungersi con sua moglie non solo gli eventi della sinossi della S7, ma anche l’intromissione di Lady Tremaine,la quale come un’aggiornata versione della Morgana del Merlino di San Neill,gli avrebbe impedito col suo sortilegio di ritornare a casa. Sconfitta nell’epilogo sia la nemica che l’oscurità,Tremo appreso che la sua liberazione era stata possibile grazie al taciuto sacrificio di Belle,avrebbe vagato fino a ritrovare la strada per ritrovarla. Armato di un ultimo trucco, avrebbe chiuso il racconto vecchio come il mondo con questa frase: I told you that I'd have remembered like you were, forever. It was the last trick. There’s no more,it’s the end of magic,the end of my darkness. Ti avevo detto che avrei ricordato com'eri per sempre. Era l'ultimo trucco.Non ce n’è più. E’ finita la magia,è la fine della mia oscurità. La dinamica-con Tremo e Belle,al posto di Merlino e Nimue- sarebbe stata più o meno questa (scusate,ma il video era disponibile solo in inglese,se potete guardatelo tutto,altrimenti filate dritti al minuto 3.37):
Siamo ai saluti,Oncers. Il mondo sarebbe un posto migliore se “ti ho voluto bene veramente” e “addio” si potessero pronunciare non più di una volta,e mai alla stesa persona, però Beauty ci lascia almeno la magra consolazione di non avere perso la partita perché non ce l’abbiamo messa tutta,bensì perché abbiamo esaurito il tempo che quando si ama davvero non esiste. E vi giuro che questa non è la fine della fiaba.
Alla prossima
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Novembre 2016
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