Ci siamo quasi, cari Oncers lettori. La recensione della diciannovesima puntata, incentrata di nuovo su una mia collega strega, è infatti la penultima che fuoriesce da quel luogo del possibile che è la mia mente da stregone di lingua triforcuta munito. L'ultima fatica in solitaria del sottoscritto sarà infatti recensire la ventunesima puntata, prima parte del definitivo finale della settima stagione nonché dello show. Per il momento godetevi - se potete, ovviamente- la reazione ad una puntata caratterizzati da baci mosci e giardiniere ambientaliste pazzoidi. Buona Lettura, e a tra due settimane. Dopo quasi un’intera stagione passata, per la maggior parte, nel dolce far niente, la quartultima puntata riesce, come può, ad iniziare a definire meglio la situazione generale, e soprattutto, a dare quel minimo di spinta e spunto di trama che fino ad ora era sin troppo mancato in quel di Hyperion Heights. Il risultato è quindi una puntata globalmente godibile in cui succede un po’ di tutto, a livello narrativo, e di nulla, a livello concreto. Insomma, mai puntata della settima stagione fu più rivelatoria, e in particolare densa e ricca di personaggi che, finalmente, si danno - relativamente- una bella svegliata. Primi tra tutti sono sicuramente gli sfortunati coniugi, quei due dolci ed ingenui sposini che senza troppi successi hanno tentato, compatibilmente con la storyline a loro appioppata, di incarnare la grande storia d’amore dello show rebootato, in modo da emulare - nella fervidissima immaginazione degli autori- quella precedentemente rappresentata da altre storiche coppie, soprattutto alcune. La problematica principale che ha decretato il fallimento, senza girarci troppo intorno, non è stata tanto legata ad un’apparente mancanza di chimica ed intesa tra i due personaggi, bensì a tempistiche gestite alla male e peggio. Per quasi venti puntate, d’altronde, i due hanno interagito un po’ troppo saltuariamente e senza mai vivere situazioni “compromettenti”- in senso positivo, ça va sans dire- che facessero esplodere in un tripudio di feels anche i più romantici dei -rimanenti- fan della serie. Allo scoccare dell’ora X della serie, ecco che si spinge prepotentemente sull’acceleratore della macchina delle coppie nel tentativo di bruciare le tappe, ma visto che non era possibile farlo à la “Matrimono a prima vista”, si è pensato di farlo à la OUAT, ovvero illudendo gli interessati di essere super perspicaci, di essere quelli che hanno capito tutto con la sola forza del loro amore, quando invece il merito è puramente da attribuire a terzi, in questo caso ad una bambina ben più matura di entrambi i genitori nonchè ad un misterioso ed ambiguo signore del voodoo che, spinto da chissà quale fine a parte quello di spupazzarsi per bene la nonna della suddetta ragazzina, diventa il vero e proprio deus ex machina. Se certamente era ora che qualcuno rimuovesse il memento mori che pesava sul cuore di Enrichetto, è davvero un peccato che quel quacuno non sia stata sua madre, della cui real figura non si è vista nemmeno l’ombra. A onor del vero, tuttavia, debbo ammettere e non senza una certa sorpresa che, visto il mio rapporto molto indifferente nei confronti di questa coppia e dei suoi esponenti, le scene tra Giacintola e l’imberbe maritino mi hanno convinto per la prima volta durante l’intero arco della stagione. Sono conquiste. La ragione di questo parziale disgelo in quel freddo e buio luogo del mio stregonesco miocardio è davvero semplice: per la prima volta, appunto, i due sono sembrati autentici, e non già patetici scimmiottatori di coloro che li hanno preceduti nel ruolo di golden stadard couple dello show. Nella fattispecie, a risultare più autentica del previsto - e più espressiva del solito- è stata proprio l’esotica smarritrice di calzature, la quale giustamente rimane piuttosto confusa riguardo al risultato del test, vergato su carta, che indica il giovanotto come donatore di metà del corredo genetico della figlia. Essendo probabile che non abba mai visto “Due cuori e una provetta”, a Giacintola non resta che compiere un atto di fede, rinforzato dal ritrovamento dello Swarovski podalico che l’ha resa famosa, e protendersi anima e lingua verso uno smanioso Enrichetto, sfoggiante un’espressione che urlava “fa’ di me ciò che vuoi”. A questo punto, un Oncer di vecchia data si sarebbe aspettato che alla slinguazzata del vero amore seguisse la partenza della classica onda energetica che sancisce la rottura della maledizione di turno. Invece gli sposini rimediano solamente l’arrivo stronca-ormoni, quasi ad hoc, della figlioletta amareggiata dall’assoluto nulla avvenuto. Quindi sembra che per adesso l’ennesimo sortilegio verrà sciolto in data da destinarsi. Il che, a questo punto dei giochi ormai agli sgoccioli, potrebbe non essere l’ideale. Infatti, a così poco dalla fatidica ed inevitabile parola FINE, per la quale alcuni si sono preparati e a cui altri non si ancora rassegnati, procrastinare troppo i ricongiungimenti e il rinsavimento collettivo risulta fin troppo pesante, in particolare nel momento in cui, guarda caso, la catastrofe di turno sembra in procinto di abbattersi. Raffaella, spostati proprio. Era telefonatissima, infatti, la mossa definitiva di Gothelercia, ancor più che la puntata la riguardava da vicino. Il flashback sulle origini del villain più insulso e piatto in sette stagioni rivela finalmente da dove provengano il pollice verde e la non poca stronzaggine della strega, pur non gettando luce sulle circostanze che l’hanno portata ad avere sempre un aspetto così dimesso e da scappata di casa. È ancora presto per sentenziare e dare un giudizio a quella che a tutti gli effetti si è imposta come villain della settima stagione - a meno di qualche plot twist dell'ultimo minuto, che quasi certamente ci sarà, conoscendo OUAT-, ma dopo una puntata che l’ha vista protagonista, specie a questo punto della corsa, si possono almeno iniziare a tirare le somme. Il merito di questo personaggio, ancorchè non particolarmente memorabile, è quello, probabilmente, di essere quantomeno originale rispetto alla pletora dei compagni di malefatte che l’hanno preceduta in questi anni. Da copione, Gothelercia passa al lato oscuro della Forza a causa di un torto infertole, si accorge di essere stata sostanzialmente scema a fidarsi degli umani brutti e cattivi, scopre quanto sia divertente accoppare con un semplice gesto della mano, e progetta pertanto un piano ultra ispirato che tuttavia, a differenza di quelli degli amici del club dei villain di OUAT, non ha a che fare con figli, fratelli, amanti, altri famigliari o con solo se stessa, ma apparentemente con la salvaguardia dell’ambiente per via delle sue origini floreali, spiegate attraverso un flashabck piuttosto pacchiano, ma almeno non del tutto inutile. A parte riscrivere la storia del nostro mondo, immaginando che molto anticamente nel nord ovest degli odierni Stati Uniti vivesse una civiltà pesudo-settecentesca con una già avviata tradizione in tema di ballo delle debuttanti con relative stronzette da film degli anni Novanta, la vicenda presenta Gothel come una figlia della foresta - letteralmente-, appartenente ad una schiatta di leggiadre fanciulle dalle chiome color Joker ornate di fintissime e orride farfalle di plastica, e che a seguito della distruzione del suo ecosistema e dell’estinzione della sua specie diventa più cattiva di Poison Ivy, imbarcandosi in una vendicativa campagna ambientalista previo tesseramento di sette collaboratrici tanto disperate da condividerne la visione molto green. Come volevasi dimostrare, l’ultimo posto nella combriccola spetta di diritto alla figlia avuta abusivamente con il detective già pirata monco, che fa giusto in tempo ad assaporare le gioie della riscoperta paternità prima di vedere la prole soccombere al ricatto della madre fanatica e delle sue adepte, che per un non meglio spiegato motivo, anche a seguito della follia omicida del fu Hansel-Jack-Nick, vengono svegliate da chissà dove per attuare il diabolico piano del chissà cosa. Ciò che tuttavia emerge dalla puntata è un’apparente inconcludenza, vuoi per il bacio moscio di Enrichetto e Giacintola, vuoi per il sabba delle Otto allegre ambientaliste interrotto sul più bello per via del limite invalicabile dei 43 minuti. La speranza, posto che ve ne sia di rimasta, è che la puntata incriminata serva da trampolino - e ultima spiaggia- per lanciare la corsa ad un finale dei finali che possa essere considerato, e dai posteri ricordato, degno di tal nome. Anche per oggi è tutto, lettori di vecchia e nuova data. L’appuntamento è fissato tra due settimane, in occasione della recensione non solo della prima parte del finale, ma anche dell’ultima volta in cui avrò il piacere di intrattenervi - oppure no- in solitaria armato solo di buona volontà e di triforcuta lingua. SKADUSSSSSSSHHHHHHH
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Novembre 2016
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