Eccomi tornato per commentare una delle puntate che più di tutte mi hanno fatto emozionare, urlare, sciogliere, esultare, a tratti indignare, storcere il naso, affilare la lingua e, lo ammetto, scendere qualche sana lacrimuccia. Avverto il gentile pubblico dei lettori che - per usare una litote- non si tratta di una recensione così breve, ma spero che possiate trascorrere con me 5 minuti del vostro tempo nel trattamento di questi concitati e speciali 43 minuti di pura magia, amore, sacrificio e slinguazzate inconsulte. Buona Lettura! SNOW'S ANATOMY VOLUME 2: LA VENDETTA DELLA CARDIOCHIRURGA SMEZZATA. Il titolo non è casuale. Infatti per recensire la diciannovesima puntata della Terza Stagione, A Curious Thing, usai proprio lo stesso titolo. Ora che finalmente la faccenda – e il prezzo della magia- del cuore smezzato torna ad essere affrontata, mi pareva sensato riprendere anche il titolo. Chi è più o meno avvezzo alla lettura dei miei sfoghi avrà già da tempo capito quali sono i miei gusti riguardo a questa serie televisiva, e quindi non rimarrà stupito se di questa settima puntata tesserò le lodi. Una puntata che costituisce, almeno secondo me, una pietra miliare. E non già – o meglio, non solo- perché nostra signora Jane Espenson ha portato nuova luce sugli stilemi e le basi fondamentali di questa storia che va avanti da più di un lustro, ma perché ha saputo ottenere la soddisfazione e l’approvazione collettiva del fandom. A parte, certo, per un paio di ignobili schifezze che non si salveranno dalla mia forca di vipera, per quotare Emma e Killian. Dunque a costo di sembrare incoerente con me stesso decido di unirmi per una volta alla massa entusiasta di questa puntata, sebbene fieramente coerente nel mio assoluto affetto per la gold standard couple protagonista prepotente sia della vicenda passata, sia di quella presente. La prima gif dovrà essere obbligatoriamente la seguente, e mi servirà per focalizzare il mio Chi e mantenere la calma celestiale richiesta senza farmi prendere dall’isterismo. Nella vicenda passata, è l’amore che vince. O, per meglio dire, la promessa di un amore. Onestamente, pur amando ogni singolo flashback a tema Snowing, non posso dire che questo sia stato il più avvincente di tutti, ma sicuramente il modo in cui è stato narrato è stato perfetto. Biancaneve è appena sfuggita al Cacciatore, e vaga vistosamente per la foresta cercando di rivendere le chincaglierie della madre. Non essendo ancora a conoscenza dei banchi dei pegni, questa ingenuotta principessina detronizzata vive nell’illusione di trovarsi da Christie’s e indice una scadente asta per la quale non solo ricava una miseria, ma si disegna bellamente un enorme bersaglio rosso sulla schiena. A qualche lega di distanza, nell’allegra fattoria dei poracci, i monti – e il conto in banca- non sorridono al pastorello David. Gli ultimi spiccioli gli sono infatti serviti per pagarsi un taglio radicale alla lunga chioma, perciò parte alla volta della città in cerca di fortuna insieme a Wilby/Lassie, il miglior personaggio della puntata, forse. Migliore perché bisogna proprio dire che galeotto fu il botolo che ha fatto scoppiare l’amore più epico del mondo delle favole. Infatti, a seguito di uno strenuo sebbene scomodo scontro insieme alla fatina più succinta del reame, Biancaneve viene catturata dal taglialegna mascherato per essere deportata dalla tirannica matrigna. Ma se la Gualtiero Disney Pictures insegna qualcosa, è che “un giorno LUI verrà” a salvare la più bella del reame, e così è stato. L’espediente di raccontare il primo, vero e non ufficiale contatto dei due senza permettere che si vedessero è stato geniale, e ha rispettato in pieno la sacralità di quello che sarebbe stato l’incontro con tanto di contusioni e lividi avvenuto solo in seguito. Dai due lati del carro i due, senza saperlo – e senza lo zampino di Tremotino- gettano le fondamenta per la loro reciproca fiducia e del loro amore tragi-epico, che da un semplice tocco delle mani cade in terra e porta alla crescita dell’asparago dell’ammmore. Il flashback, insomma, ha una media dose di azione più che altro asservita al romanticismo nascente di due giovani e assai ingenui Biancaneve e Principe Azzurro. Per quanto riguarda il sottoscritto, questo flashback sui primi incontri mi ripaga in parte dello scempio non richiesto e anzi mutilante che fu il finale della Terza Stagione, nel quale al fine di battezzare la nascita ufficiale di una ship, venne fatta mambassa di un episodio cardine della Prima. Per quanto riguarda il presente, finalmente Storybrooke, dopo tanto tempo, diventa il teatro di una nuova potenziale Apocalypse Now, e questa volta non è servito nemmeno festeggiare e ubriacarsi da Granny’s. Senza troppa originalità, la Vaccona vuole il cuore della figliastra, poiché ancora profondamente gelosa di quel pony addestrato -seriously? Perché non continuare ad insistere sullo stalliere, al limite?-. Se mai qualcuno ad un compleanno desiderasse un tenero cavallino, mi guarderei bene dalle streghe cattive. Come sempre l’unico modo per sottomettere gli eroi è minacciare urbi et orbi di abbattere l’ennesima e creativa calamità, e se oltretutto ci si allea con Tremonio sono pure più amari i cavoli. Il diserbante scelto dalla sovrana è talmente catastrofico da spingere la sua metà più pucciosa a cercare quel famoso asparago di cui sopra insieme ai suoi nuovi amichetti. Biancaneve e Azzurro sono abituati a toccare oggetti lunghi ed puntuti al fine di ricavarne qualche trip degno di Walter Bishop -ricordiamo quel povero unicorno della 4x16-, e questa volta hanno assistito ad una privatissima e personalissima visione de Le Pagine della Nostra Vita. O tempora, o mores! Per quanto assistere a brevi stralci di questa meravigliosa storia d’amore sia stato tonificante, non comprendo appieno a che cosa sia servito l’ortaggio – se non essere sminuzzato dalla Vaccona per poi diventare uno spinello di tutto rispetto- , dal momento che come chiosato dal buon David, loro non hanno bisogno una verdura per ricordare l’amore che condividono, così come nessun Oncer che si rispetti. Eppure OUAT ha sicuramente perso qualcosa durante gli anni, ed è quindi forse proprio per questo motivo che quella visione – come l’episodio stesso, d’altronde- sia stata importante per ricordare la vera natura dello show, in gran misura fondato anche proprio su questa storia d’amore, senza la quale – piaccia oppure no, ma i fatti sono fatti- tutto quello che vediamo non esisterebbe. E se pure Capitan Findus si prende la briga di raccontare alla sua nervosa e tremolante biondina la favola della buonanotte con protagonisti i genitori, tutto questo non è che riconfermato. Viene riconfermato inoltre l’invidiabile spirito di sacrificio – sacrificio non dovuto, ma voluto e sentito perché giusto- degli Snowing, che a buon titolo sono dei maestri quando si tratta di assumere un particolare atteggiamento davanti al male assoluto armati di palle grandi come cocomeri, una sicurezza quasi irritante e un sorrisetto scazzato che sa dello sfottò. Finalmente Vaccona, quasi più commossa di Emma, mette le mani sul suo tesssoro, ma invece di fare l’unica cosa sensata – cioè non perdere tempo a fare la fenomena e farci la farina e sniffarsi anche quella- riesuma quella stessa maledizione che l’aveva resa celebre, ma in versione aggiornata, tanto che nonostante tutto l’amore, i buoni sentimenti e gli arcobaleni è il Male a vincere questo round. La nuova versione prevede di prendere due piccioncini con un cuore ed un’estrema e sadica crudeltà, eppure quasi positiva e rinfrescante: nel contorto mondo degli shippatori, infatti, quando una coppia è separata viene supportata e genera empatia fino al momento in cui, poi, si riunisce, e tanto più la separazione è sofferta e duratura, tanto più emozionante sarà il lieto fine. Se ciò è vero, quindi, anche per l’altra coppia che mi sta particolarmente a cuore sarà così. La vera bruttura della puntata ha purtroppo a che fare con loro, nella fattispecie all’orripilante, forzata e assurda sessione di scambi salivari tra Tremonio – che le mugnaie se l’è fatte tutte e tre- e la Regina delle Caldane. L'unica slinguazzata che ho accettato, per tanto, è stata quella teneramente effettuata dal bellissimo Wilby sulla guancia del padrone. E, ancora peggiore, è stato il ruolo di Zelagna. Questo personaggio sembra esistere solo per frignare e portare zizzania da soap-operetta, arrogandosi il diritto di rivolgere la parola a Belle spifferandole la verità sul tradimento non per gentilezza o amicizia, ma per pura ripicca. Belle fortunatamente è un personaggio talmente forte, intelligente e cazzuto che pur con le corna entra con la testa alta e il collo ritto nel negozio del marito impartendogli una verità tale che si spera riuscirà a scavare a fondo nella psiche dell’Oscuro, restituirgli la ragione – e il buon gusto in materia di donne- e scalzarlo da quel morboso ruolo di cattivo di comodo che ormai il personaggio non merita più da diverso tempo. E se c'è qualcuno che può fare tutto ciò, è proprio Belle. E ci riuscirà perché lei - e qui mi sento in dovere di quotarla- è forte in virtù del fatto di essere buona. E mai frase fu migliore. L’ultima scena merita una menzione per il ritmo e la concitazione – veloce anche a causa del piedino pesante di un disperato David-, per l’oculato utilizzo di scene ormai iconiche del Pilot che si incastrano armoniosamente all’interno della storia mai narrata – beccatevi questa fratelli Grimm!- in cui appena gli occhi di Biancaneve si riaprono alla luce, quelli del Principe Azzurro si chiudono nelle tenebre. E adesso chi si sveglierà quando il piccolo mostro urlante strillerà nel cuore della notte?
PER ME E’ SIX.:
SIX FEET UNDER:
SKADUSSSSSSSHHHHHHH
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Novembre 2016
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