Benché l'ora non sia né tipica né probabilmente ortodossa, ben ritrovati carissimi Oncers con la recensione del quindicesimo episodio offerta dallo Stregone Cisco. Ormai il tempo di salutare lui e la sua collega si avvicina e, per quanto siano diventati vere e proprie mosche bianche nell'aridissimo panorama di coloro i quali ancora scrivono recensioni a tema OUAT, i due fattucchieri non demordono, e promettono di continuare la loro sacra missione a testa alta e con lingua sempre triforcuta. Buona Lettura! Dopo aver preso visione di questa quindicesima puntata, viene da chiedersi quanto la decisione presa dal network ABC di cancellare Once Upon a Time abbia influito sulla trama e, dunque, sulla scelta di disfarsi, seppur con un relativo happy ending, di due personaggi che, almeno in potenza, sembravano ben più importanti di molti altri. Più importanti, perlomeno, di personaggi che sulla carta - dei contratti- sono indicati come “regulars”. Insomma, l’intera dinamica famigliare di Victoria Rapestronzola Bitchfrey e le sue figlie ha caratterizzato una considerevole parte della trama, annacquata e spesso insensata, di questa settima stagione. Basti pensare all’estenuante crociata della madre di revitalizzare la figlia adorata numero uno, oppure alla ben più intensa relazione, che farebbe accapponare la pelle a Lorelai e Rory Gilmore, della genitrice dagli alti tacchi con la ruota di scorta. L’uscita di scena più o meno eroica di mammina cara certo avrebbe potuto - e dovuto, forse- regalare alle due figlie quell’indipendenza e quella possibilità di emanciparsi come giovani donne adulte - o comunque di almeno uno- e, soprattutto, come sorelle ritrovate di cui seguire attentamente il percorso e il rapporto, benchè con gli “episodi contati”. Per carità, la "prodigiosa" Anastasia non aveva troppo da offrire da sola, a parte le doti Guardiano, sicuramente apprezzate da almeno un personaggio ben preciso. Quindi forse l’essere stata inserita, insieme alla sorellona minore, nel programma di protezione testimoni per streghette braccate da serial killer zuccherosi e capellone invasate non è stata completamente una cattiva idea. Ancor più perchè, almeno al sottoscritto, l’aspetto apparentemente innocente della giovane Lazzara ricordava fin troppo quello di Samara Morgan prima di marcire nel celebre pozzo. Quindi, onde evitare di ricevere lugubri telefonate profetizzanti la morte entro sette giorni, ritengo saggio che la suddetta sia stata spedita là dove ancora la comunicazione su lunghe distanze viene affidata alla buona vecchia carta oppure a qualche uccellino pettegolo. Un peccato, invece, la partenza della ben meno inquietante Genny, probabilmente il personaggio dotato di maggior potenziale tra tutti i volti - e non solo nuovi- della stagione corrente. Potenziale che, manco a dirlo non essendo una novità, è rimasto terribilmente non sfruttato. Il discorso di cui sopra legato alla morte della sua vaccheggiante madre, a lei si applica ancora di più. A sole cinque puntate da quando è rimasta orfana, semplicemente viene depennata - perlomeno, così sembrerebbe- dalla lista dei residenti forzati -a causa sua- di Hyperion Heights, precludendole la possibilità di vivere fuori dall’ombra glaciale della madre, di far ammenda dei suoi errori, di recuperare il rapporto con la sorellastra, di essere d’aiuto ai cosiddetti “eroi” e, infine, di liberare Enrichetto dal suo fin troppo ammorbante intrallazzo amoroso - il cui sviluppo sembra affidato a quanto culo permetta di fare canestro in un bicchiere con un gettone da sala giochi, tanto per precisare a che punto stiamo- con la sciapa mogliettina. Ancor più che, a quanto sembrerebbe dal flashback, sono state proprio le di lei azioni, in parte, a scatenare l’ira di quel serial killer che prima ti spedisce a Diabete Land con una bellissima scatola di dolciumi, e poi all’altro mondo con una coltellata o una sana dose di cianuro senza troppi complimenti. Infatti, a meno di qualche plot twist dell’ultimo minuto, sembrerebbe che il killer non sia solamente l’arrampicatore di verdure giganti/finto padre di Giacintola junior, ma anche il fratello della ex-nuova amichetta di Genny. Che il Fato le abbia fatte incontrare non meraviglia più di tanto: due maghette dall’infanzia travagliata, l’una quasi arrostita viva da una dolce nonnina in una casetta di marzpane, l’altra amata assai meno della sorella stecchita e piazzata in bella vista nel soggiorno. E forse è stato proprio il Fato - ovvero la spietata legge karmica di OUAT- a far sì che fosse proprio Genny ad infilzare l’unica strega che, diciamolo, in sette anni si è rivelata come la più utile e/o creativa; perchè incenerire i nemici con sfere di fuoco, oppure “scorarli” à la Mills quando risulta più divertente tramutarli in tanti orsetti gommosi e colorati, per la gioia di tutti i bambini - e del sottoscritto- e per l’ira di tutti gli odontoiatri e della Haribo? Come volevasi dimostrare, comunque, lo zampino ci ha pensato a metterlo Gothel la Lercia, una dei tanti abbonati alla rivista “Piani Malvagi Astrusi e come attuarli”, allo scopo di precettare Genny nella Setta delle Otto - perchè usando delle “Sette” il nome sarebbe venuto un po’ troppo pretenzioso, quindi Adamo ed Edoardo hanno preferito aggiungere un +1 e buonanotte-. Per aggiungere un posto nella congrega, che c’è una strega in più, la lady dalla rastafariana chioma ha organizzato gli Hunger Games della Foresta Incantata e, ispirata dalla cultura orientale -oppure dallo sconttro Nefertiri vs Anck-su-namun ne La Mummia - il Ritorno- ha messo nelle mani delle contendenti due bei Sai da battaglia allo scopo di vederne una, ovvero la sua preferita, bucare l’altra. A parte le scene pre-cogedo forzato delle due sorelle, le uniche altre che meritano ben più di una menzione sono senza alcun dubbio quelle che, finalmente, vedono interazioni tra i più vecchi volti che ancora si possono ammirare in questo strano e contorto universo che è la settima stagione dello show. Non me ne vogliano, quindi, coloro i quali hanno adorato la Operation Bromance e i bagordi da pub del ragazzo padre, del monco e del killer - che forse speravano in uno svolgimento degli eventi simile a quello canticchiato da Ed Sheeran in Shape of You-, perchè non riceveranno altre parole. Seguendo per la maggior parte lo schema delle altre stagioni, anche la settima con la sua accozzaglia di personaggi ha finito per trasformarsi da corale a baccanale, fino a giungere al paradosso per cui alla fine nessuno riesce ad emergere più degli altri. Tuttavia, se è vero che l’unione fa la forza, allora Roni e Weaver sono riusciti a risultare, col senno di poi, le figure più di spicco. Certo, le scene che hanno condiviso non li hanno resi particolarmente utili alla trama, ma a questo punto anche brevi spezzoni riescono comunque ad elevare il tono della puntata, sia pure in un’atmosfera molto “amarcord”. E se, si spera, Reginella riuscirà a breve a far scoppiettare qualche scintilla magica grazie al dono del suo personalissimo dottore metà Stranamore e metà Bollore - tutti i diritti a miss Rhimes-, si spera che Tremo riesca presto a trovarsi un nuovo Guardiano a cui rivolgersi per raggiungere il luogo dove potrà dire personalmente alla sua amata che ha sempre avuto ragione, ossia che è stata ogni buona azione a condurlo sempre più vicino a lei. E con questo finale sdolcinato che, giuro, non viene da una scatola di dolci- e chi riuscirà più ad accettare i cioccolatini con la stessa serenità e trepidanza, d’ora in poi?-, ma semplicemente dal cuoricino di un Oncer ferito e nostalgico, do a tutti - o, comunque, a tutti i pochi o molti che leggeranno- appuntamento tra due settimane. SKADUSSSSSSSHHHHHHH
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Novembre 2016
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