Dopo una lunga assenza, tornano le Streghe più irriverenti del web per recensire le ultime due puntate andate in onda in tandem. Il motivo della loro assenza non è da imputare al tacchino del Ringraziamento - ragion per cui oltreoceano sono andati in pausa, non prima di aver servito una doppia dose-, bensì a causa di vari impegni, tra cui esami universitari, per i quali non va ringraziato nessuno, salvo forse la Provvidenza nel caso in cui siano andati bene. Il primo a recensire è lo Stregone Cisco, che vi propone il suo commento alla settima puntata, ovvero "Eloise Gardener". In via del tutto eccezionale, questa volta il fattucchiere sembra non cedere del tutto al Lato Oscuro, ma non rinuncia nemmeno a scagliare qualche anatema di tanto in tanto. Pertanto schiacciate il bel pulsantino che trovate qui sotto e buona lettura! E’ passato circa un anno da quando ho avuto l’estremo piacere, onore e responsabilità di scrivere la recensione del settimo episodio della sesta stagione, eppure riesco ancora a ricordare quelle emozioni e quell’entusiasmo. Nel recensire adesso il settimo episodio della settima stagione, ovviamente, non mi trovo nello stesso stato d’animo, ma per lo meno posso già subito affermare che durante la visione non ho dormito – a parte qualche leggero colpo di abbiocco- e non ho torto il naso tanto da deviarmi i setti – già raddrizzati dalla magia della chirurgia-. Sia ben chiaro, continuo e continuerò a trovare questa stagione abbastanza sottotono, troppo copia malfatta e non richiesta dell’età d’oro dello show, con personaggi nuovi francamente lontani dal suscitarmi qualche forma di empatia e veterani/superstiti che, a mio parere, non avevano più nulla da raccontare. Se poi si penso che il protagonista della puntata era un certo signor capitano in versione 2.0, allora trovo difficile ammettere come possa aver trovato la puntata mediamente decente, giacchè ogni versione del sopracitato riesce da sempre ad infastidirmi, talvolta di più, talvolta di meno. Come di consueto, il punto debole e dolente della puntata è stato il flashback che più che assurdo è stato al limite del trash. E quindi più divertente da bersagliare in una recensione. Il “mondo d’incanto” in cui si svolge parte del flashback è nato grazie ai fenomenali poteri cosmici del fu Aladdin nell’attuare un perverso nonché, col senno di poi, fallimentare piano malvagio della reginella sdoppiata per sbarazzarsi della – sempre “fu”- bionda salvatrice tramite il suo desiderio. Debbo pertanto rivolgere un tiepido riconoscimento agli autori, che hanno sicuramente saputo sfruttare furbescamente quella situazione che un anno fa mi era sembrata del tutto forzata e irritante. E’ altresì vero che ripescare il bucaniere vecchio e ascitico è stata una scusa per dare lustro e giustificazione alla presenza – e allo stipendio- di O’Donoghue senza tuttavia macchiarsi del tremendo crimine di infastidire, non sia mia, il popolo CaptainSwan in nessun modo. Con il risultato che però questo nuovo capitolo della vicenda piratesca sia uscito sciatto, come la pazza infoiata nella torre, e maldestro, come il pirata boccalone se possibile ancora più ingrifato. Dopo aver, anche in questo mondo, accettato il solito astruso incarico di Reginella – il cui tempo sullo schermo nel flashback è stato più breve di quello servito alla Parrilla per ficcarsi nel vestito-, Findus non si sa come viaggia verso la Nuova Foresta Incantata e qui, alla stregua del suocero, si arrampica senza ausilio di corde, rampini, e lunghi capelli su una torre, trovandovi all’interno una fanciulla in ghingheri, in crisi per non essere in grado di evadere e acquistare litri di shampoo, o anche solo un paio di cesoie. Piuttosto che avere la pelle scura, i capelli corvini e un’intossicazione da radici allucinogene che fanno avverare ogni paura, questa Raperonzola si presenta nel complesso leggermente più canonica e, a parte l’assenza molto sentita del camaleonte Pascal, maggiormente legata alla versione disneyiana. Ma chiaramente la vera differenza non è tanto un rettile, bensì quella tenera innocenza della principessina di Tangled. Qualcuno inizialmente potrebbe dire che la ragazza sia stata troppo precipitosa nel regalare ad uno sconosciuto allupato di mare il proprio, personalissimo fiorellino magico, ma in una torre fredda e senza Wi-Fi qualunque essere umano di sesso maschile le sarebbe sembrato un dono del cielo. Perciò non le sarebbero mai sovvenuti gli auto-accusatori versi sanremesi di Loretta Goggi, chiedendosi disperata “che fretta c’era, maledetta primavera?”. Soprattutto perché a Rapestronzola non interessava tanto un focoso capitano per ricordarle i piaceri dell’essere donna, ma solamente il di lui sistema idraulico, che Uncino le ha accordato senza colpo ferire. Insomma, che male c’è ad approfondire la conoscenza di una principessina prigioniera in una torre come ricompensa per aver affrontato un trashissimo, orrendo gnomone da giardino gigante? Forse niente, peccato però che dopo aver accolto metà dei geni dello stoccafisso come un vero e proprio esercito della salvezza, la principessa vogliosa, in pieno stile OUAT, schiaccia a fondo sull’acceleratore della gestazione, partorendo nottetempo senza ostetrica e senza clamore una sfortunata creaturina strillante con funzione di lasciapassare magico per abbandonare la pittoresca prigionia. Non prima di aver rivelato le sue vere e più inquietanti sembianze di pazza psicopatica al pirata che rimane imbambolato e confuso come un tonno prima di essere eviscerato e trasformato in sushi, chiedendosi “Perché a me?”. L’arrivo di baby Alice – che sorpresa! Raffaella, spostati proprio- avrà sicuramente fatto tenerezza –forse- a diversi fan del padre, ma anche a rendero quest’ultimo leggermente out of character. E’ noto ormai che in questo show per i figli si faccia di tutto e di più – anche ostacolarne le relazioni amorose, ma non è questo il momento per parlarne-, ma che Capitan Uncino, storicamente ossessionato in tutti i mondi, in tutti i tempi e in tutti mari dalla solita, vecchia e morbosa vendetta contro Tremonio, vi rinunci insieme alla sua preziosa amante fatta di legna e cordame per una figlioletta avuta con l’inganno da Gothel la pazza rastafariana è riusultato parecchio precipitoso, e come minimo la vicenda avrebbe – ahimè- meritato qualche introspezione psicologca in più. Nel presente la vicenda riesce quantomeno a essere un pelino più interessante, se non altro perché finalmente non ci si dovrà più sorbire il detective monco e la sua depressione per il caso irrisolto, con tanto di risvolti semi-mafiosi, della “ragazza” scomparsa. Onestamente, però, che la poveretta fosse proprio la strega giardiniera era diventato piuttosto chiaro, visto il coinvolgimento assolutamente colpevole della stronzona di turno come sua carceriera, e il tutto con la complicità non così sorprendente di Tremonio. Tuttavia, per il momento, che Weaver abbia nascosto la verità al partner per non farlo soffrire pare piuttosto sospetta visti i trascorsi – di nuovo, in tutti i mondi, in tutti i tempi eccetera eccetera-. Le motivazioni di Virago Victoria invece fortunatamente sono più semplici, e vanno dal cercare di distruggere il credo della nipotastra petulante, all’utilizzare come donatrice d’organo l’ochetta giuliva della figlia numero 2. Sia ben inteso, “ochetta giuliva” perché si comporta come tale, non che lo sia necessariamente, per quanto sia ancora ben lontana dalla cattiveria e dallo stile – va riconosciuto- della giovane Reginella, nell’ambito del contrasto con la sanguinaria madre. E tuttavia la ragazzina riesce comunque – oltre che a incastrare la madre con tutti i tacchi e gli abiti milfoneschi- a fregare la ex mentore, la regina del bancone, gettandola in quella solita vecchia spirale psicologica fatta di senso di colpa e di onanismi mentali, ragion per cui mi concedo di stare fin da ora sul chi va là. Il nuovo dilemma che l’ex sindachessa vive rischia però di compromettere il cammino compiuto dal personaggio nel corso di sei lunghi anni. La donna, invece di attentare alla ri-nascente relazione tra il figlio e Giacintola – che oltre a perdere nuovamente la bambina perde anche, di nuovo, un‘occasione di suscitarmi empatia e simpatia- per impedire che la proverbiale limonatra di vero amore spezzi la maledizione facendo soffrire in chissà quale modo i suoi cari, dovrebbe aver imparato da buona veterana – oltre che artefice, in qualche occasione- delle passate disgrazie storybrookiane che, alla fine, trionferanno gli arcobaleni e gli unicorni. E anche che impedire alle anime gemelle di stare insieme è saggio – e utile- quanto per Sherlock Stiltskin tenere il bendetto pugnale in quella che è sostanzialmente una scatola per scarpe in semi bella vista nella stazione di polizia. Specie ora che una strega voncia e psicolabile è a ruota libera nel quartiere. Alla prossima!
SKADUSSSSSSSHHHHHHH
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Novembre 2016
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