Ben ritrovati, Oncers. La regola, ormai, la conoscete bene: nuova settimana, nuovo - si fa per dire- fattucchiere. Per quanto abbia cercato di rilassarsi in occasione della Notte delle Streghe, lo zucchero e le caramelle non sono riusciti ad addolcire mago Cisco, che persevera stoicamente nel Lato Oscuro. Vi porta quindi il suo personale commento alla quinta puntata, che ha visto protagonista la principessa Tiana. La sua lingua affilata è pronta a scattare come quella di un agile anfibio, a ghermire la sfortunata mosca che è l'episodio. Se siete pronti, cliccate sul pulsante appena qui sotto e saltate nello stagno. Buona Lettura. Se mi sentissi particolarmente crudele, spietato e in vena di citazioni, alla domanda “Cosa ne pensi di questa puntata?”, risponderei usando le iconiche parole del ragionier Fantozzi del compianto Paolo Villaggio, chiamato ad esprimere, durante lo straziante cineforum aziendale, un’opinione su La corazzata Kotiomkin. Non essendo, tuttavia, ancora diventato così perfido, risponderei meno veementemente dichiarando quanto la puntata mi sia risultata abbastanza sgradevole, mal condotta e affastellata alla bell’e meglio, con tempistiche assurde e sbrigative, personaggi persi nella nebbia di una trama confusa, un po’ troppi riferimenti ingombranti a mamma Disney e una assenza quasi totale di sviluppi degni di essere chiamati tali, se non, forse, giusto negli ultimi secondi. Dal momento che la linea di condotta degli autori è palesemente quella di adottare e cercare – senza successo, ma sono considerazioni personali- di emulare la prima stagione, questa puntata doveva servire fondamentalmente a svelare i retroscena della “principessa ranocchia”, che comunque di verde ha visto solo i sorci quando le hanno alzato l’affitto. Il risultato di questa presentazione è però un confuso e frettoloso flashback, dove i riferimenti e gli ammiccamenti al film disneyiano vengono inseriti addirittura a scapito di una trama godibile, o quantomeno della caratterizzazione della protagonista. Uno dei punti di forza dello show è sempre stato, sicuramente, l’inserimento di piccoli dettagli, di chicche che potessero far sorridere ed emozionare i Disney addicted e ribadire il legame tra le creazioni di casa Gualtiero e quella di Adamo&Edoardo, giacchè appartenenti entrambe allo stesso fiabesco e poliedrico universo. Finchè tutto ciò è stato fatto grano cum salis ha funzionato, regalando quel quid in più alle puntate. Se però questi riferimenti sono troppi e inseriti quasi con l’intenzione di gridare al pubblico “Telespettatori, se non l’avete ancora capito da soli, stiamo parlando de La Principessa Ranocchio”, allora il risultato è addirittura fastidioso, oltre che noioso. Infatti il flashback altro non è che una versione striminzita della storia della New Orleans del film adattata alla Foresta Incantata de noantri, che si risolve in tempi sbrigativi e situazioni al limite dell’assurdo, in cui Tiana in cinque minuti passa dallo sconforto alla piena realizzazione di se stessa, battendo il cattivone – un Facilier senza il carisma e lo charme dell’originale- e salvando il damigello in difficoltà, un sedicente principe che però, del Principe – sì, quello con la P, chi vuole capire capisca- ha soltanto gli abiti, nuovamente riciclati dal reparto costumi, con grande ira del sottoscritto, sempre più intenzionato a recarsi dovunque si svolgano le riprese per gambizzare qualcuno. Un principe di cui, peraltro, si sarebbe potuti fare assolutamente a meno, preferendo al limite iniziare a introdurre il personaggio di Naveen – e in quel caso sì che avrebbe avuto senso presentarlo come principe in incognito nella solita bettola dei fairytalians- per cercare di rendere la vicenda di Tiana un po’ più interessante e non, invece, quasi fine a se stessa. Comunque almeno il flashback, per quanto sciatto e debole, riesce a essere piuttosto coerente alla vicenda originale, se non altro per la trama zoppa. Se nel passato bastano giusto le belle paroline di mamma e un bel goccio – servitole in un meraviglioso ed elegante bicchierone di plastica – per fare pace con se stessa, alla Sabine del presente bastano pochi minuti per litigare con Giacintola e altrettanti, se non addirittura meno, per riconciliarvisi subito. La volonta degli autori di proporre un'importante e forte amicizia tra due donne all’insegna del girl power è assolutamente nobile – anzi, è (era) una vera e propria prerogativa dello show-, ma l’opportunità di creare possibili dinamiche interessanti è stata tragicamente sprecata. Le due, all’inizio, si pongono in modalità “noi due contro il mondo – e la stronza-“ e tre, due, uno dolci in forno si mettono a friggere in chissà quale esausto olio delle untissime frittellone dolci per tutto il quartiere, per tirare su qualche soldino, e perché no, vincere anche la coroncina di buone samaritane. Insomma, in fondo il caro papà di Tiana era balzato da cuoco a principe, per la gioia di tutti gli chef stellati che al massimo possono aspirare a comparire in televisione, seppur venerati come divinità dei fornelli. Basta però un piccolo intoppo – insomma, per gli incendi c’è pur sempre l’assicurazione- ed entrambe invertono la polarità del loro femmineo umore, finendo a bisticciare come due ragazzine in pieno red period, ma senza nemmeno un sano bitch slapping che sarebbe di certo sembrato più credibile, essendo i dialoghi – e, devo ammetterlo, anche le intepretazioni attoriali- piuttosto deboli. Per carità, se si pensa che l’incendio in cucina – della quale proporrei una revisione dei sistemi di sicurezza- è stato indirettamente appiccato dall’arpia col tacco 12, di certo non può essere un intoppo tanto piccolo. Alla succinta virago basta solo assaggiare la frittellona unta e bisunta per avere uno smottamento ovarico – lo sappiamo, fritta è buona pure la m…aionese- pur molto composto, ricordarsi che un dolce del genere ti resta tre secondi in bocca e poi tre anni sui glutei, e perciò chiamare immantinente il piromane di fiducia. Infine, forse accorgendosi troppo tardi di aver acceso una diatriba troppo sciocca e puerile, gli autori affidano a Enrichina e alla sua vocina tritanoci il ruolo di deus ex machina – in fondo, non sembra piacerle l’idea di diventare l’ètoile della Scala come la vorrebbe la nonnastra- che risolve in quattro e quattr’otto lo screzio tra le due esotiche principesse, che rimediano pure un’occasione di scassone dal quale continuare a diffondere l’obesità per tutta Hyperion Heights. Di questa lena si procureranno uno squadrone di droni da consegna a pace fatta, se e quando litigheranno per qualcosa di più serio e meno idiota. Non meno sbrigative sono state le scene che hanno visto protagonista il nuovo, possibile triangolo – che sì, è tutt’ora ampiamente considerato, sorry Renato- disturbato da mamma orsa che, da ex maestra nel fare a coriandoli le love stories, è diventata la più grande Cupido/shipper del pargolo e della legittima coniuge, tanto da mettersi in assetto da guerra per estromettere la povera terza incomoda, che tuttavia di sprovveduta leccapiedi, vittima del mobbing di quel tirannosauro della genitrice non ha davvero nulla. Ma ancorchè sveglia – in tutti i sensi-, la bella mora dal nome di zitella gattara dovrebbe forse piazzare gli indizi che condurrebbero alla disfatta della madre con più classe e meno anti-sgamo: insomma, avrebbe fatto prima a spedire a Nostra Signora del Bar la foto incriminante per posta, invece che mettere su la messinscena dell’intrufolamento nell’attico-antro della strega rastafariana, alla quale avrebbe almeno potuto, alla fine, portare qualche fritellazza, vista la fame chimica che le sarà certamente venuta a furia di farsi di erbe in tisana. Erbe di cui, peraltro, farei volentieri uso ed abuso nel caso in cui dovessi sospettare di sorbirmi un’altra puntata del genere: perlomeno i 43 minuti passerebbero velocemente, e con allegria. La speranza è sempre l'ultima a morire, ma per adesso... A tra due settimane.
SKADUSSSSSSSHHHHHHH
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Novembre 2016
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