Nuovo appuntamento con la rubrica più stregata del reame, dove i nostri moschettieri della satira ne scrivono di tutti i colori senza peli sulla lingua e non le mandano certo a dire per quieto vivere. Malgrado l'avvicendamento, anche questa settimana il potere del trio coincide con un dinamico duo: Cisco e Fabiola. Neppure una lettura dei capi d'imputazione sarebbe altrettanto dettagliata come le loro "Streghensioni"! Un consiglio: prendete un bel respiro e rifocillatevi di zuccheri perché ne avrete bisogno; Buona lettura! PENSAVO FOSSE OUAT,INVECE ERA UN CALESSE! DI FABIOLA Post fata resurgo: dopo la morte risorgo,anzi no schiatto sicuro. Ouat è riuscito nella mitologica impresa di riscrivere il millenario motto dell’araba fenice,mediante un episodio che lungi dal risorgere dalle proprie ceneri,ne fa addirittura indigestione al punto che persino Osmosis Jones avrebbe alzato bandiera bianca domenica scorsa. Nonostante il patrocinio della General Motors,Firebird si è rivelato un catorcio destinato alla rottamazione senza incentivi. Naturalmente non ce l’ho col gioiellino prodotto dalla Pontiac nel 1967, bensì con l’omonima “operazione” di search and rescue (SAR) della Guardia Costiera del Maine per il recupero di pirati estinti finita a schifio. Il peggio è che se la 5x20 non rappresentasse il compendio delle minchiate sciorinate nell’arco dell’intera quinta stagione, imbellettate da approssimative citazioni del mito greco e non, scopiazzate da Wikipedia, si aggiudicherebbe un “distinto” per confezione,calibratura e ritmo; ma bisognerebbe non aver seguito lo show sin dall’inizio o essere scippatori languidi d’animo e di stomaco,per accontentarsi di questo. Per inciso, la intro ottimista serviva solo ad arrotarmi gli artigli... Tanto per cambiare affinché la mia opinione resti uguale,apriamo le danze con un valzer sinistro sul flashback. In sintesi, Lagnemma è stata una discola scapestrata per un quarto di secolo + 1, siccome è proprio “quel tipo di bionda”-il clichè senza neuroni riabilitato per fortuna da Elle Woods ne la “Rivincita delle Bionde”- invece di incanalare la propria sfiga/frustrazione cosmica in una laurea al MIT come una qualsiasi Felicity Smoak che alla sua età è addirittura CEO, campa di espedienti finché Clio Make-Up prima dei tutorial su YouTube non la raccatta in mezzo alla strada,convincendola che non esistono donne brutte,solo donne pigre. Ed anche lei può essere la regina di Shopping Night con Enzo e Carla se s’impegna a non comprare chiodi di pelle rossa che sbattono col sottotono della sua pelle e dei suoi capelli. Lagnemma,però,non ne vuole sapere della “cura” né del bondage ammanettata in Arizona, quindi Clio conclude la sua carriera di MUA (=make-up artist,in cerca di anime cosmetiche perdute) sventrata dal vetro come Carl in Ghost,nello stesso vicolo malfamato dove all’inizio del film moriva Sam. Con la differenza sottile come una sottiletta Kraft-sarcasm on-che Molly si tinge naturalmente la camicetta di rosso cremisi col sangue di Sam,mentre Emma lascia la sua padrina a morire come un Hachiko(= come un cane). Nel concitato presente di Under my iella,al contrario,lascia morto e contento Dracula,cioè Uncinetto dopo essere scesi al 666esimo piano del Limbo di Mr Ignis per sgraffignare l’ultima confezione del Grand Soleil-nettare degli dei solo per scoprire che Adelino se l’è pappato tutto in tempo per il fioretto di Maggio e purtroppo al di quà la Ferrero l’ha ritirato dal commercio. Non sciuperò più righe dello stretto indispensabile sulla spartizione del muscolo cardiaco della Salvatrice fallita a causa della lunga-mai troppo- residenza di Chilly nel luna park di Mr Ignis o la taroccata pesatura del cuore che per poco non lo arrostiva come Giordano Bruno a Campo de’ Fiori o sul bacio di dama dietro le sbarre poiché, pur avendo gioito del transitorio allineamento degli astri della giustizia divina... poi per la gazzarra degli imbarazzi gastrici ... Piuttosto voglio assolvere all’altro mio compito di Strega,cioè mettere nero su bianco cosa la telenovela targata CS dimostri e la sua "sospensione" implichi. E’ ufficiale: la cacciatrice ed il pirata sono Vero Amore... di fan service. Solo chi altera la verità per non vedere il vedibile e non ode l’udibile pur di legittimare la propria logica può compiacersene, con la medesima disperazione degli assetati che nel deserto strisciano verso un miraggio e quando scoprono che non c’è acqua,bevono sabbia. Il punto,però, è che la gente non beve sabbia perché è assetata,ma perché non conosce la differenza. Se è così come vi piace,vi contentate di molto poco. La CS è una relazione fondata esclusivamente sull’esteriorità, sull’ostentazione di sé: hanno trascorso più tempo a biascicarsi “ti amo” di quanto le altre coppie ne abbiano speso a provarselo reciprocamente senza piagnucolamenti. Ci costringono ad ingoiarli come uno sciroppo melenso ancora e ancora e ancora perché questa soap opera durerebbe a malapena 40 minuti nel mondo reale ovvero poco più di una banale tresca. La necessità stessa del superamento un test lo conferma: non ci si intestardirebbe a comprovare un assioma della cui certezza non si dubita. E pensare che la missione di Emma doveva essere quella di ritrovare se stessa più che ritrovarsi tra le braccia di chicchessia! Tuttavia,con la “separazione” si è toccato il fondo del pozzo dei desideri. Se la logica porta da A a B, stavolta lo show ha compiuto una retromarcia da ritiro della patente. Vi rendete conto che l’aver mollato Chilly per rincasare in fretta e furia nel Maine e/o la possibilità che il bucaniere col vizietto di sopravvivere si salvi da solo significano che hanno buttato nella fossa biologica ¾ di mezza stagione? Fosse stato l’epilogo della S5 e soprattutto fosse stata una chiusa “definitiva” nel senso di voler chiarire che i morti sono morti,tale mezzuccio avrebbe perfino scusato la discesa nel nonsenso, perché “ci sono uomini il cui destino deve essere sacrificato per gli altri, in un modo o nell'altro, per esprimere un'idea” (Søren Kierkegaard), ed Uncino avrebbe potuto essere uno di questi, però logica, buon senso, sincerità sono oramai fuori corso a Storybrooke. VOTO: 7+ COSE DELL’OLTRETOMBA:
FATTI NON FOSSE PER RIMANER NELL'OLTRETOMBA DI CISCO Ben ritrovati, lettori. Innanzitutto porgo le mie scuse per l’assenza di settimana scorsa. Ma, reduce da un’anestesia generale, non sono riuscito a proporvi le mie strampalate elucubrazioni sulla diciannovesima puntata. E fortunatamente. Il curaro per l’operazione avrei benissimo potuto evitarlo, visto l’effetto soporifero provocatomi dalle vicissitudini delle due sorelle Mills. Per circa 40 minuti, infatti, non vi è stato spazio per nulla se non per le mortifere chiacchiere tra le tre peggiori lagne della Foresta Incantata. E se l’espediente adottato da Cora l‘allegra cardiochirurga di propinare alle figlie l’acqua Lete – ricca di narcotico, povera di sodio- mi ha provocato l’orticaria, la genialata di redimere la stessa spedendola tra gli angelici cori del Paradiso – e non già a leccare farina e granaglie per tutta l’eternità- mi ha causato violenti conati di vomito e schiumate di rabbia. In quel di Ravenna il Sommo Poeta si sarà certamente rivoltato come una camola sull’amo a causa del lapalissiano sfanculamento perpetrato a danno del concetto di contrappasso, e il mio animo giustizionalista ha iniziato a contorcersi sulle note della più totale indignazione. Con questa carognata cosmica, Once Upon a Time ha completamente e scientemente mandato a fan brodo non solo la moralità dei personaggi buoni, ma ha anche invalidato il cammino di redenzione imboccato dai cattivi. Ecco cosa si ottiene ad abbandonare una figlia, a manipolarne un’altra, a rendere orfana di madre una bambina e ad espiantare il miocardio a buona metà della popolazione fiabesca: un posto comodo tra nuvolette soffici e putti paffutelli. Il flashback è stata invece la parte più godibile della puntata, specialmente quando le due bambine – la delicata Regina e la tracagnotta Zelena- hanno giocato ai Pokèmon a suon di finte palle di fuoco. Un’altra grande pecca dell’episodio è stata la gestione dei due gemelli diversi. Da apprezzare è stata sicuramente l’interpretazione notevole di Josh Daallas, sfortunatamente passata in secondo piano, purtroppo, rispetto alle tempistiche criminali che hanno visto in quattro e quattr’otto il tuffetto fatale di Sua Scemità a causa del buon David, che oltre ad aver imparato quanto a volte non sia possibile la redenzione, merita di entrare nella Lega degli Anti-Bagnini di Mr. e Mrs. Gold. Infine, soprassiederei sulla brillante idea di Mascellone Hood di trapassare un trapassato con una freccia, giacchè sono pronto a passare allo svisceramento di Firebird. L’episodio su cui si basa il commento – per il cui titolo ho preso dal Canto XXVI dell’Inferno- è stato un po’ più utile e meno da ronfata. Se non altro perché, fin dall’ inizio di questa rocambolesca e semi-imbecille catabasi, finalmente si arriva a quagliare. E infatti, questo episodio ha dimostrato quanto sia stato inutile e superfluo traghettare verso l’Erebo per salvare Capitan Depressione. A dar ragione del viaggetto dei CaptainSwan nel livello più infimo dell’inferno è stata la completa macellazione del celebre mito di Orfeo ed Euridice, un mito creato apposta per dimostrare quanto futile possa essere pensare di soccorrere un morto. Il punto di forza è stata la prova della bilancia – di chiara derivazione egizia- su cui Emma ha dovuto piazzare il suo cuoricino inspiegabilmente troppo slavato e candeggiato. Per la prima volta, forse, sono riuscito a vedere il Vero Amore di questa coppia, scevro di tutti quegli imbellettamenti prepotentemente riciclati dalla love story di Biancaneve e Azzurro. Finalmente ci credo, croce sul cuore e Salvatrice sul fuoco. Non che, anche in questo frangente, gli autori abbiano “ben” pensato di fare il verso ai genitori di Emma, che alla frase “non so come dirti addio” ha ricevuto un “non dirlo” come risposta, che gridava davvero troppo alla 3x19. Perlomeno la divisione del cuore resta a solo appannaggio della mia ottippì, e ringrazio i santi patroni di Once Upon a Time per aver saputo motivare il perché un tale intervento cardiochirurgico non potesse essere riproducibile, ma un sacro unum tantum.
Il resto della scampagnata in ascensore invece, un po’ come molte altre cose, è stato condotto nella fallace speranza che il Signore dei Fornelli potesse essere uno stinco di dio, e non già un geloso padrone di casa dotato di scure per abbattere l’unica scappatoia per le anime intrappolate nel suo aranciato dominio. E le conseguenze di questa stupidissima speranza le hanno dovute affrontare pure i poracci lasciati al piano di sopra, magistralmente inderetanati dalle Ade’s Angels. Ammetto anche, in tutta franchezza, di non essere riuscito a comprendere per quale caspita di motivo il Signore dei Fornelli abbia avuto bisogno dell’assistenza dell’allegra combriccola per trarre in salvo la sua verdognola amante dalle grinfie di Tremo e del suo babbo, o addirittura perché abbia ceduto al ricatto strappando quella diabolica sentenza di affido coatto di minore. Al buon Ade sarebbe bastato uno schiocco di dita e una flambata di capelli per sbarazzarsi dell’anima del ragazzino pervertito e del suo figlioletto. Se non altro, in questo modo, il nascituro sarà salvo (?), sempre che la Belle Addormentata non subisca danni nella spedizione verso Storybrooke nel pacco della Pandora’s Express, inspiegabilmente apparso nell’Oltretomba. Visto che si parla d Tremo, è mia ferma intenzione quella di spezzare in suo favore l’ennesima lancia. Non vedo come si sia potuto criticare il sequestro di Broccolona da lui orchestrato. Tralasciando per un momento l’obiettivo principale– salvare il frutto dei suoi oscuri lombi, mica bruscolini-, anche una semplice piccola vendetta personale ai danni della strega sarebbe stata una motivazione sufficiente, giacchè non è necessario ricordare, a suon di Zucchero, #per colpa di chi chi chi chi chichichirichi# l’Oscuro ha perso il suo primogenito. Non solo, Tremotino, rimanendo nel solco della sua coerenza, ha fatto ciò che avrebbe dovuto fare Regina, ossia lasciare che il genitore venisse condannato al tormento eterno in accordo e in contrappasso alle sue innegabili colpe. La conclusione della puntata vede finalmente tutti quanti – o quasi- lasciare l’Oltretomba, il tutto grazie al cuoricino del Signore dei Fornelli finalmente palpitante a seguito della Limonata del Vero Amore. Ci sarebbe da chiedersi per quale strano fenomeno fisico l’orologio scassato si sia materializzato al cimitero, tuttavia la scena con una Emma straziata e temporeggiatrice – si poteva quasi sentire Bonolis gridarle di muovere il fondoschiena- trascinata a forza dal padre ha spazzato via qualunque dubbio, avendo regalato la più emozione della Salvatrice sin dall’inizio della sua folle spedizione, anche più dell’addio presso l’ascensore – e dietro le sbarre. Really?-. Anche il flashback, a suo modo, è stato piacevole e utile non tanto per il collegamento – solo leggermente forzato- con la vicenda presente, quanto piuttosto per offrire un simpatico scorcio sul motivo per cui Emma si sia improvvisata a Boba Fett del recupero crediti, abbia acquistato l’inseparabile giacchetto bordeaux e indossato quella rigida maschera di cera che solo da poco tempo ha iniziato davvero a squagliarsi. WHAT THE HELL:
HELL TO THE NO:
SKADUSSSSSSSHHHHHHH
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Novembre 2016
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