Ben ritrovati Oncers, questa settimana siamo in ritardo,ovvero la rubrica esce un tantino fuori tempo massimo perché quando non sono le Streghe a tirarla per le lunghe è il blog a non funzionare. Col senno di poi,potrebbe essere stato meglio: mentre il popolo dei Ouat era a lutto, Cisco e Fabiola pur condividendo il cordoglio, non sono proprio riusciti a digerire il "contorno". Streghensioni non per i deboli di cuore,quindi,ma come sempre il dinamico duo saprà intrattenervi con sarcasmo e la loro passione senza compromessi per questo show. Buona lettura! Uno non morì davvero, mentre un altro non restò vivo, anzi... di Cisco Il lungo titolo, ispirato dal Canto XXXIV dell’Inferno, serve ad inaugurare un pezzo scritto con la consapevolezza di poter infastidire o tutti o nessuno, perciò siate avvertiti, o voi che leggete. Quando una stagione di Once Upon a Time si avvicina al suo epilogo, è consuetudine degli autori e degli attori uscirsene con una storica frase: “Sarà una montagna russa di emozioni, un treno in corsa impossibile da fermare”. A dire il vero, mai frase fu più azzeccata per questo terzultimo episodio - con un titolo talmente profetico che impressionerebbe Nostradamus in persona-, che sancisce ufficialmente la conclusione dell’arco dell’Oltretomba, nonché la sua stessa inutilità. L’episodio è stato un treno, indubbiamente, sparato a tutta velocità e arrivato veramente sin troppo presto, cosa che noi italiani facciamo fatica a comprendere, io in primis. Invece di condensare tutto in 40 minuti, infatti, sarebbe stato sicuramente molto più efficace spandere le varie dinamiche consumatesi in Last Rites su più puntate, evitando un sovraffollamento eccessivo, un ritmo troppo concertato, l’affastellarsi di storyline diverse e un certo grado di bipolarismo che ha afflitto più di un personaggio. Debbo tuttavia ammettere che mai storyline fu sbolognata meglio di quella di Bastardù, il Re Travicello che lasciammo in gattabuia al termine di quella prima, disastrosa 5A che ha lasciato più questioni in sospeso ed irrisolte di quelle affrontate nell’Oltretomba. Onestamene, quanti di noi hanno provato piacere nel momento in cui, con un elegante e leggiadro gesto, il Signore dei Fornelli ha spezzato il collo del re con quel meraviglioso croc e quando la sua testolina di cavolfiore s’è fatta un giretto di novanta gradi? Anche solo la sua dipartita sarebbe bastata per un personaggio potenzialmente interessante, ma poi ridotto ad una patetica e irritante macchietta, così come tutti gli altri personaggi Camelotiani. Invece, il Signore dei Fornelli ormai in pensione anticipata – e con millenni di contributi- vede l’opportunità di passare il testimone a Bastardù, che finalmente potrà fare qualcosa di utile ed adempiere alla profezia di Merlino il Mago Birichino. Sempre se riuscirà a imporsi sulla dittatura di Fiatella e sottrarsi alle sue feromoniche esalazioni. Inoltre Bastardù si rivela per la prima volta utile e onesto nell’aiutare Capitan Depressione a guadagnarsi troppo furbescamente un posto in paradiso – si fa per dire-. La resurrezione di Lazzaro Jones ha letteralmente spaccato in due l’opinione pubblica, e altrimenti non poteva essere. Ci si potrà lamentare in eterno, ma in una stagione intera – o quasi- dedicata al pirata e alla sua cignetta, e dopo una mezza stagione sprecata nel tentativo di riportare il suddetto bucaniere nel mondo dei viventi, certo non si poteva pretendere che, alla fine, restasse defunto. Ciò non significa che questa resurrezione sia stata meritata, ma anzi pilotata ancora meglio dell’ultima edizione – la quinta, guarda caso- di Masterchef Italia. Sull’utilità rivestita dal pirata nel recapitare sulla Terra il segreto della sconfitta del Signore dei Fornelli ho i miei grandi dubbi, e sono certo che Broccolona, artefice del fattaccio, sarebbe benissimo potuta arrivare da sola alla soluzione. Eppure questo gli è valso la vetta del Monte Olimpo e la grazia del suo signore. Zeus, che dovrebbe incarnare la Dike, la Giustizia, avrà sicuramente tirato tanti di quei sospiri di sollievo – dopo essersi disegnato la Corsica nella toga temendo una qualche rappresaglia dell’ex-maledetto fratello- da svecchiarsi e sbarbarsi, e per questo motivo ha fatto le veci dell’allegra combriccola guidata dalla Salvatrice, cavando “truffaldinamente” Capitan Depressione dall’impiccio. Non è stato il perché della resurrezione a scocciarmi, bensì il come e il quando. Trovo inammissibile che la scena della tanto sospirata riunione tra Piagnemma e il capitano sia avvenuta tra languide limonate e palesi occhiate da tacos di fronte alla tomba non ancora calata di Robin, subito dopo il funerale. L’ho trovato di pessimo gusto, ai limiti della decenza. Capisco la felicità, ma la stessa scena non avrebbe potuto svolgersi davanti alla tomba del capitano stesso – che per inciso, non era esattamente lì davanti come molto hanno notato-, o al limite i due non avrebbero potuto aspettare di raggiungere un motel? In questo modo posso collegarmi alla morte di Robin e provare ad esprimere un giudizio complessivo sulla sua permanenza nello show. La sua morte è stata una delle più grandi vigliaccate dello show, inutile e insensata. Nonché ingiusta. Robin non è infatti semplicemente morto, ma addirittura convenientemente eliminato dal cosmo, e – ne sono sicuro- per impedirne un ritorno per mano di Zeus stesso, che avrebbe avuto tutti i motivi nonché l’obbligo di resuscitarlo, essendo stato il fratello a farlo saltare in aria come un petardo con quella specie di affare olimpico dalla forma equivoca rubato a Sailor Jupiter. Se proprio non ci si poteva esimere dall’ammazzare un personaggio principale, Robin era il più sacrificabile, e questo non posso negarlo. Il motivo è la scarsezza di caratterizzazione che ha depresso il personaggio specialmente nell’arco di questa Quinta Stagione, nella quale gli sono state ficcate in bocca battute ripetitive ed inutili, e in cui non si è reso mai protagonista di alcun evento di rilievo, purtroppo. Mi mancherà? Certamente e senza dubbio. Riuscirò a superare la perdita? Sì, lo ammetto. Ritengo che si sarebbe potuto – e dovuto- fare molto di più con questo personaggio, perché per come l’ho sempre visto io è stato utile esclusivamente in funzione di Regina, e per questo amato dal pubblico, anche più di personaggi oggettivamente più complessi ed interessanti. Il dolore per sua perdita, tuttavia, non posso e non voglio attribuirlo solamente a Regina – per quanto la ex sovrana abbia tratto gran beneficio da questo amore-, perché a soffrirne maggiormente saranno il giovane Roland – in tutto e per tutto orfano a causa della coppia Signore dei Fornelli/Broccolona- e la piccola Robin, gli ennesimi figli sfigati dello show. E ricordiamoci che ormai è ufficiale: quando nasce un bambino, è ormai una moda affibbiargli il nome di in defunto. E se penso che Mascellone, in questa puntata, è stato vittima di bipolarismo mentale nella breve chiacchierata con Regina, è anche peggio, perché si è aggiunto insulto al danno. Idem per Broccolona, che in un microsecondo abbandona l’amore per il suo focoso amante e lo condanna al portacenere. Questi cambi repentini di atteggiamenti sarebbero dovuti avvenire con molta più calma e nello spazio di più puntate, cosicchè Mascellone potesse accettare prima la possibilità di un affido congiunto della bambina, e Zelena la possibilità che il suo grifo fosse un sadico megalomane. WHAT THE HELL:
HELL TO THE NO:
Riposa in pace, Robin Hood. Grazie a te, e a Sean Maguire, per aver fatto parte di Once Upon a Time. Questo Oncer non dimenticherà. SKADUSSSSSSSHHHHHHH Requiem for OUAT di Fabiola Al tempo degli dèi dell'Olimpo, dei signori della guerra e dei geniacci impuniti che spadroneggiavano in un fandom in tumulto, il genere Oncer invocava il soccorso di un eroe per riconquistare la sanità. Nel frattempo,si arruolò Strega Fabì, l’inzittibile scrivana fattuchiera forgiata dal fuoco di mille schermaglie. Le ship wars per il potere, le cocenti delusioni, gli intrighi, i tradimenti furono affrontati con indomito coraggio da colei che, a suon di frecciate, poteva svergognare il mondo... Siamo qui riuniti per l’ultimo saluto ad Once upon a time. Un faro di speranza sparito pure dalle carte nautiche farlocche di Alviero Martini, per via dell’austerity di virtù cardinali (prudenza,fortezza,giustizia e temperanza) ed intellettuali (scienza,sapienza ed intelletto) che ha falciato il lieto fine dal fondo salva stati. Una serie che non ha voluto svilupparsi appieno e perseguire il suo obiettivo moraleggiante fino in fondo,risucchiato dalla nebulosa del mainagioia- a–chi-vuoi-tu e gettandolo nel cesto dei panni sporchi della Bella Lavanderina,per poi sgretolarsi nella singolarità del controsenso contro cui persino Barry Allen si sarebbe arreso. Uno show che ci emozionava come pochi,mentre adesso ci fa imprecare come nessuno. Eccomi qui,davanti allo schermo del mio piccirì pc a scrivervi una streghensione di mezzanotte,costringendo cuore, tendini e nervi a servire allo scopo di commentarvi l’episodio quando sono da tempo sfiniti per il sovraccarico di info e grafici sul debito publico della euro zona perchè il tempo è una scusa. Quando si ama una cosa, il tempo lo si trova (D. Maraini) con la partecipazione straordinaria dell’insonnia. E la sottoscritta proprio non può fare a meno di scrivere la sua nonostante due esami pendenti e centordicimila pagine da fagocitare. Robin Hood è defunto. Spedito nell’etere con raccomandata senza ricevuta di ritorno. Il che,ammettiamolo,in un arco in cui ci si è affannati ad imbrogliare la morte per ripescare un uncino è disgustosamente patetico. Se affermassi di essere a lutto,mentirei. Perché Manzotin ha trascorso più tempo nell’anonimato della quinta stagione dei naufraghi sull’isola dei famosi affinché ci fosse qualcosa da rimpiangere. L’obiettiva inconsistenza della sua caratterizzazione è pari in profondità alla faglia di Sant’Andrea; e purtroppo non sono abbastanza ipocrita o meschina da crucciarmi per altri se non Roland e la neo battezzata Robin-il cui status di orfani è passato deprecabilmente in secondo piano- perché Robin di Lockseley meritava di più dell’essere solo il vero ammore della Vedova Nera e,di conseguenza,non può essere compianto solo per questo. Il test delle intolleranze dei colpi di scena,tuttavia,la 5x21 lo ha superato con la disintegrazione di Mr Ignis ed il reintegro di Uncinetto nel mondo dei viventi per gentile concessione di Frà Zeus. Sorvolando sulla discutibile tendenza di accoppare i cattivi prima dell’effettivo epilogo,col bieco e malrisposto auspicio di rendere così più appetibile la stagione successiva,Adelino resterà l’unico di cui avrei caldeggiato la sopravvivenza. C’era un background così vasto da esplorare che gli autori non hanno saputo coglierne la potenzialità: l’origine della sua acrimonia nei confronti del fratello maggiore-che sembrava un chirichetto politeista appena uscito dal seminario,anzichè lo Jon Snow del Peloponneso che m’ero figurata- o il motivo della crudeltà della punizione che lo relegava nel Limbo,per esempio. Ci si sarebbero potuti costruire dei flashback ben più avvincenti di quelli propinatici a mo’ di flebo,trasferendo magari lo scontro tra titani nel Maine e,invece, si è optato per ridurlo ad un megalomane invidioso del fulmine di Pegasus ridotto in scala cristallina, scampato alla neuro solo perché il boss dell’Olimpo col taglio di capelli made con la scodella gli aveva stoppato il cuore. Uncinetto,poi, è stato premiato con la risurrezione,essenzialmente,per?!? Farsi pestare e/o praticare bondage col Signore dei Piromani e,infine, inviare un fax alla Salvatrice? Wow,la salvezza si smercia come le indulgenze ai tempi di Leone X nelle lande di Ouat per la contentezza di San pietro che questa genialata se la legherà al mazzo di chiavi.
In chiusa,perché si è fatta un’ora indecente,mi si sta offuscando la vista e non ho minimamente accennato a lei,Reginella. Ascoltarla pretendere dal Grinch di rinunciare ad Adelino in apertura di 5x21 mi stava indispettendo: ho sempre reputato risibile nonché sin troppo comoda la saccente presunzione della Salve Regina dei piagnistei e della sua degna compare Lagna Salvatrice di esigere dagli altri il compimento della scelta giusta e soprattutto pagare il prezzo di quella necessaria. Lasciandogli il compito di sporcarsi le mani e restare scottati al posto loro. La dipartita del Principe dei Ladri ha invertito tale pericolosa tendenza ed ora rappresenta il banco di prova che attende la più piccola delle mugnaie del Mulino Bianco. Il suo superamento sancirà la definitiva consacrazione a membro della tavola rotonda nepotista della Gang del Bosco,mentre il suo fallimento,vi costerà un gongolante “ve l’avevo detto!” VOTO: Non classificato. Seppure incartata a dovere,la 5x21 alla stregua della 5B doveva essere pianificata per bene perché una bella confezione non basta. COSE DELL’OLTRETOMBA
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Novembre 2016
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